Mulan: il segreto archeologico nascosto dietro la principessa Disney
Mulan, la principessa guerriera protagonista dell’omonimo film a cartoni animati della Disney del 1998 (Mulan) e di un film live action, sempre targato Disney, che uscirà nei primi mesi del 2021 (l’uscita era programmata per maggio 2020, ma la pandemia di Coronavirus ha mescolato tutte le carte in tavola, costringendo le sale cinematografiche ad una chiusura repentina), sarebbe stata ispirata da due donne guerriere mongole, realmente esistite, e che diedero anche parecchio filo da torcere ai loro contemporanei “uomini”.
Gli archeologi hanno rinvenuto in Mongolia i resti di due antiche donne guerriere, i cui scheletri hanno rivelato che non solo erano delle maestre del tiro con l’arco, ma anche dell’equitazione.
Queste donne vissero durante il periodo Xianbei (dal 147 al 552 dopo Cristo), un periodo di frammentazione politica e di disordini che diede origine alla Ballata di Mulan, una celebre leggenda cinese a cui la Disney si ispirò per creare poi la sua Mulan, una delle principesse più amate dalle bambine dei primi anni del Duemila.
Mulan e il suo legame nascosto con le due antiche guerriere mongole
Secondo gli archeologi queste due donne erano così atletiche perché, durante il periodo Xanbei, “le donne potrebbero essere diventate necessarie per difendere la casa, e il Paese, insieme agli uomini”.
Christine Lee, una delle studiose che ha partecipato allo scavo, ha aggiunto che molti storici e letterati attribuiscono La Ballata di Mulan proprio al periodo Xanbei.
Nella ballata, Mulan decide di prestare servizio militare in maniera che il padre, anziano e malato, non debba farlo.
Tuttavia, a quel tempo, la Cina non aveva la coscrizione militare. Inoltre nella ballata è scritto che Mulan stava combattendo per il khan, un termine usato per indicare i leader mongoli.
Gli autori cinesi, per contro, sono stati i primi a trascrivere la ballata (prima veniva trasmessa solo in forma orale), motivo per cui, ancora oggi, viene vista come una leggenda cinese.
I risultati della ricerca, che non sono stati ancora pubblicati su una rivista scientifica, doveva essere presentati alla conferenza annuale dell’American Association of Physical Anthropologists a metà aprile 2020, ma l’incontro è stato annullato a causa della pandemia di Coronavirus.
Lee ha lavorato in Mongolia e in Cina negli ultimi 16 anni. Ha scoperto i resti delle due donne guerriere durante uno scavo in un cimitero nel sito archeologico di Airagiin Gozgor, nella provincia di Orkhon, nel nord della Mongolia.
Negli ultimi quattro anni Lee e i suoi colleghi hanno analizzato gli antichi resti umani di 29 sepolture appartenenti all’élite (16 maschi, 10 femmine e 3 sconosciuti) per cercare i segni di passeggiate a cavallo prolungate, di tiro con l’arco e di traumi.
In particolare l’archeologa ha esaminato i segni ossei degli attaccamenti muscolari, poiché i segni più grandi indicano che i muscoli erano pesantemente utilizzati, ad esempio durante il tiro con l’arco.
Anche i segni di movimento ripetitivo sul pollice erano anche indicativi di tiro con l’arco. Ha anche cercato esempi di trauma nella colonna vertebrale, che erano comuni nelle persone che cavalcavano.
Mentre molti uomini e adolescenti avevano sia i segni del tiro con l’arco e delle passeggiate a cavallo, e alcune donne avevano segni che facevano l’uno oppure l’altra, le due donne guerriere avevano i segni di entrambe le attività:
“Probabilmente erano molto toste” ha dichiarato Lee. “Facevano quello che facevano la maggior parte degli uomini. Quindi, da questo, si può dedurre che a quei tempi nel nord della Mongolia c’era una certa parità di genere.”
Parità di genere: perché è stata fondamentale per salvare l’Asia in quel periodo
Qualsiasi forma di uguaglianza di genere è stata fondamentale per quel periodo in Asia:
“Nella vicina Cina, a quel tempo, le donne erano isolate. La donna ideale era indifesa e docile, mentre quella che si trovava nel nord della Mongolia a quanto pare non lo era.”
La cultura mongola non aveva una lingua scritta prima di Gengis Khan (vissuto tra il 1162 e il 1227), ma altre culture, come quella cinese, quella coreana e quella persiana, versavano litri di inchiostro sui mongoli.
Nel 900 dopo Cristo le donne mongole godevano di una libertà che le donne non avevano in altre culture contemporanee. I mongoli avevano regine che guidavano gli eserciti e ricevevano gli emissari del Papa.
Inoltre le donne potevano anche ereditare le proprietà e decidere, da sole e senza nessuno che glielo imponesse, chi volevano sposare.
Lee ha anche notato che i cinesi scrivevano molti testi di propaganda sulle donne mongole:
“Dicevano che le donne al potere erano una brutta cosa, che era orribile che queste donne avessero così troppa libertà, che erano prostitute e mogli terribili.”
In sostanza i cinesi denigravano tutto ciò che si trovava a nord della Grande Muraglia Cinese.
Per quanto riguarda le due antiche donne guerriere che sono state ritrovate, una aveva più di 50 anni, mentre l’altra circa 20 anni.
È possibile che praticassero il tiro con l’arco e che andassero frequentemente a cavallo, perché queste abilità erano necessarie durante l’instabilità politica che seguì il crollo della dinastia Han, avvenuto in Cina nel 220 dopo Cristo.
Nessuna delle due donne aveva segni di traumi di guerra. Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che entrambe le donne sono state trovate in una tomba d’élite e, nella società mongola, le persone dell’élite potrebbero non essere mai scese in guerra.
In compenso, per la gioia delle bambine e delle ragazze, hanno contribuito ad ispirare la Ballata di Mulan e a far nascere anche Mulan, la prima principessa della Disney “moderna”, un esempio positivo e che fa capire che, una donna, può essere forte, combattere per i propri ideali e svolgere anche incarichi e lavori “da uomo”, ma non per questo è meno affascinante e meno femminile.
Al contrario: una donna così ha una marcia in più e, come abbiamo già visto in passato (e di esempi ce ne sono tantissimi, come ad esempio Marie Curie e Rita Levi Montalcini), può cambiare anche il corso della storia in meglio.
Di Francesca Orelli
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