Neuroscienze

L’Homunculus di Penfield: la rappresentazione gerarchica della sensibilità e del movimento

Toccare un oggetto con una mano o con il braccio non è esattamente la stessa cosa. I dettagli di un tessuto o le forme di una scultura possono essere apprezzate maggiormente con i polpastrelli, rispetto ad altre porzioni del corpo. Allo stesso modo, nell’afferrare un oggetto al volo saremo sempre più precisi utilizzando un arto.

Vi siete mai chiesti da cosa dipenda il fatto che alcune zone siano più sensibili di altre, e che siano in grado di mettere a punto movimenti più fini? La risposta, che vi piaccia o no, potrebbe essere in queste strane figure sviluppate grazie al lavoro di Wilder Penfield.

Nel 1937 il neurochiurugo canadese, insieme a Boldrey pubblicò un documento (“Somatic motor and sensory representation in the cerebral cortex of man as studied by electrical stimulation”) che sarebbe diventato un caposaldo fondamentale del sapere neuroscientifico moderno.

Per rappresentare la topografia delle osservazioni ottenute attraverso la stimolazione della corteccia cerebrale e la contemporanea registrazione elettroencefalografica intracranica, gli autori descrissero con un metodo totalmente innovativo la porzione di corteccia relativa a ciascuna parte del corpo umano; questo, attraverso il lavoro dell’artista H. P. Cantlie, che venne impiegata per disegnare l’homunculus.

All’interno di questa creatura, non proprio affascinante dal punto di vista estetico, si nasconde la chiave per comprendere perché la nostra bocca sente più nettamente un tocco ed è più sensibile ad un bacio rispetto alla nostra schiena.

A guardarlo bene, si nota come siano proprio le zone più ricettive ad essere riprodotte con dimensioni maggiori. Sostanzialmente, la grandezza di ogni parte del corpo dell’homunculus è proporzionata all’area corticale a cui quella stessa parte corrisponde.

Tornando al nostro primo esempio, la mano verrà rappresentata (occuperà più spazio sulla corteccia) come molto più grande rispetto al gomito; così come la lingua, questa parte del corpo possiede una maggiore densità di recettori e uno spazio più ampio nel nostro cervello.

Addirittura, la strana creatura di Penfield può essere scomposta in due diverse versioni differenti:

L’homunculus motorio è collocabile nella corteccia motoria primaria, e rappresenta quelle che sono le priorità del nostro corpo nei movimenti. Gli occhi e le mani appaiono enormi, poiché sono presenti più neuroni dedicati al controllo fine di queste parti, mentre il tronco e gli arti appaiono più piccoli.

L’homunculus sensitivo rappresenta invece la corteccia somatosensoriale, coinvolta nella sensibilità tattile, della temperatura e del dolore. Segue un criterio controlaterale, poiché la porzione nell’emisfero cerebrale sinistro controlla la parte destra del corpo, e viceversa.

Le informazioni sensoriali, dopo essere passate per un’area chiamata talamo, arrivano in questa area per essere elaborate e permetterci di percepire il mondo e le sensazioni corporee. Zone maggiormente sensibili come la bocca, caratterizzate da un maggior numero di recettori, sono effettivamente più grandi nel disegno dell’omuncolo.

Le buffe creature di Penfield, anche se totalmente sproporzionate dal punto di vista anatomico, sono ancora oggi un utile strumento per studiare e ricordare le gerarchie del corpo, da quel che riguarda le nostre abilità sensoriali alla finezza dei movimenti.

di Daniele Sasso

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