21 Novembre 2024
Shining, di Stanley Kubrick

Dai classici d’animazione Disney ai capolavori di Kubrick e Hitchcock fino alle più moderne produzioni televisive e cinematografiche, gran parte dell’intrattenimento su piccolo e grande schermo trae la propria ispirazione da opere letterarie di varia forma e natura: romanzi, racconti, autobiografie, opere a fumetti e via dicendo.

È indubbio che il materiale cartaceo costituisca una fortissima base, il principio, il punto di partenza di numerosi film, saghe cinematografiche, anime e serie televisive, tuttavia c’è un dettaglio fondamentale che non può restare inosservato: tra originale e adattamento esiste un legame assolutamente paritario, attraverso il quale il primo trae giovamento dall’altro e viceversa.

Se è vero che senza Anthony Burgess non avremmo mai visto Arancia Meccanica sul grande schermo, che senza Stephen King non ci sarebbe stato lo Shining del 1980 e che senza Tolkien la trilogia de Il Signore degli Anelli di Peter Jackson non avrebbe mai visto la luce, lo è altrettanto il fatto che, in una sorta di scambio equivalente, gli originali abbiano conquistato una rinnovata importanza, un posto di prestigio all’interno della cultura pop anche grazie ai loro adattamenti.

I vantaggi degli adattamenti

Il principio è probabilmente scontato, ma la popolarità derivata da una produzione cinematografica o televisiva porta sicuramente una maggiore popolarità all’opera originale. Raggiunge il grande pubblico e così facendo parla a un target più ampio e variegato.

Restando ancora sull’esempio di Shining, è risaputo che King stesso abbia apertamente criticato la pellicola di Stanley Kubrick: “Il film non ha cuore. Ho scritto una tragedia, e se era una tragedia era perché tutte le persone si amavano. Qui sembra che non ci sia nulla di tragico perché i personaggi non hanno nulla da perdere”. Tuttavia, anche il più “purista” del romanzo deve riconoscere che Shining sia uno dei film horror più influenti di sempre, e che, nonostante le infedeltà all’originale, il film abbia dato una maggiore risonanza al titolo.

Soprattutto nel passato, in cui la popolazione non era tutta scolarizzata o alfabetizzata, un prodotto scritto non aveva lo stesso riscontro di un audiovisivo. Non siamo di fronte a un discorso elitario o classista, ma a un puro e semplice dato di fatto: il linguaggio cinematografico è sempre stato più accessibile di quello letterario, se non da un punto di vista di critica per lo meno a un livello prettamente superficiale.

Inoltre, la letteratura ha bisogno della parola, che diventa immaginazione ma che rimane astratta. Il mezzo cinematografico, invece, si serve di immagini in movimento proiettate su uno schermo.

Mentre in letteratura il fruitore riempie da solo gli spazi vuoti, immaginando personaggi calati in determinate situazioni solamente descritte nero su bianco, il cinema fornisce al pubblico un oggetto in carne e ossa ben definito e concreto. È per questo motivo che gli adattamenti possono facilitare la comprensione di un romanzo già letto.

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