Uomo di Neandertal e Sapiens: nuovi studi genetici su come e quando si incontrarono

Sapiens e Uomo di Neandertal insieme

Uomo di Neandertal e Sapiens: nuovi studi genetici su come e quando si incontrarono

Uomo di Neandertal e Homo sapiens: dalla fine del Diciannovesimo secolo la paleoantropologia ha fatto passi da gigante e oggi sappiamo che la vecchia idea di Homo neanderthalensis che si evolve in Homo sapiens (noi) era errata. Siamo infatti consapevoli trattarsi di due ramificazioni diverse del genere umano convissute l’una accanto all’altra per migliaia di anni. I Neandertal in sostanza erano i nostri cugini.

In anni più recenti sono emerse le prove genetiche che le due specie fecero qualcosa di più che stringere amicizia e oggi gli esseri umani portano un’eredità Neandertal nel proprio DNA (esclusi i popoli con solo retaggio africano). Più o meno elevata a seconda della regione del pianeta ma in media 2,5% circa del nostro genoma deriva dai Neandertal.

Lo studio del DNA antico di alcuni fra i più antichi resti di esseri umani conosciuti (rinvenuti a Ranis, Germania, e a Zlatý kůň, Repubblica Ceca) effettuato da un team internazionale guidato da Arev Sümer, antropologo presso il Max Planck Institute, suggerisce Homo sapiens e Homo neanderthalensis si siano mescolati fra 45.000 e 49.000 anni fa.

Donna di Zlati Kun
Ricostruzione dell’aspetto della donna di Zlatý kůň: apparteneva alla stessa popolazione degli individui Ranis ed era strettamente imparentata con due di loro. (Tom Björklund/Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology)

L’estinzione dell’Uomo di Neandertal si verificò interno a 40000 anni fa per ragioni ancora non del tutto chiare

Lo scambio genetico sarebbe avvenuto circa 80 generazioni prima rispetto agli individui esaminati. Ma come già suggerito da studi precedenti, esso si è probabilmente verificato in più occasioni.

“Le nostre analisi indicano che la popolazione Zlatý kůň/Ranis si è separata presto dalla linea evolutiva che ha dato origine ad altri non africani e che non ha lasciato discendenti tra le persone di oggi”, spiegano gli autori della ricerca. “Il DNA neandertaliano di cui sono portatori potrebbe quindi essere stato introdotto da un evento diverso da quello che ha introdotto il DNA neandertaliano identificato in tutte le attuali popolazioni del Fuori-Africa.”

I sei individui scoperti a Renis vissero 45000 anni fa ed erano già stati identificati come Homo sapiens grazie all’analisi del DNA mitocondriale (trasmesso inalterato da madre a figlio senza ricombinazioni genetiche).

Ma rimaneva da capire se fossero imparentati con altri esseri umani presenti nella stessa regione parte di una specifica cultura associata alla di fabbricazione di utensili. Il nuovo studio ha preso in esame il DNA nucleare, trasmesso da entrambi i genitori, ricombinato, e che è identico solo nei gemelli omozigoti.

“Con nostra sorpresa, abbiamo scoperto una parentela genetica di quinto o sesto grado tra Zlatý kůň e due individui di Ranis“, afferma Sümer. “Ciò significa che Zlatý kůň faceva geneticamente parte della famiglia allargata di Ranis e probabilmente realizzava anche utensili di tipo Lincombiano-Ranisiano-Jerzmanowiciano.”

Proprio sulla base della diffusione di questa specifica tecnologia (unita a studi genetici) a inizio del 2024 tre diverse ricerche, condotte dall’Università dello Utah e ancora dal Max Planck Institute, confermavano come 45000 anni fa l’Homo sapiens fosse già diffuso in tutta Europa, isole britanniche comprese. Ha quindi convissuto e avuto contatti con i Neandertal molto più a lungo di quanto precedentemente ritenuto.

Resti fossili della donna di Zlati Kun
I resti della Donna di Zlatý kůň, vissuta 43000 anni fa (Kay Prüfer, Cosimo Posth, He Yu, Alexander Stoessel, Maria A. Spyrou, Thibaut Deviese, Marco Mattonai, Erika Ribechini, Thomas Higham, Petr Velemínský, Jaroslav Brůžek & Johannes Krause, CC BY 4.0)

Non solo Neandertal: in alcune popolazioni è maggiormente presente DNA dell’Uomo di Denisova, anche fra il 4 e il 7% in particolare fra Tibet e Oceania

Il team è riuscito a estrarre DNA antico di elevata qualità da uno dei 13 individui di Ranis e dalla Donna di Zlatý kůň, scoperta nel 1950 nelle grotte di Koněprusy, a 30 km da Praga e vissuta 43000 anni fa.

L’analisi dei geni indica che il gruppo Zlatý kůň/Ranis mostrerebbe tratti – pelle, capelli, occhi – del tutto simili a un nativo dell’Africa di oggi. Lo studio genetico rivela inoltre come questo gruppo di antichi migranti annoverasse una popolazione dell’ordine di qualche centinaio di individui.

“Questi risultati ci forniscono una comprensione più approfondita dei primi pionieri che si stabilirono in Europa”, spiega Johannes Krause, biochimico del Max Planck Institute. “Indicano anche che qualsiasi resto umano moderno trovato fuori dall’Africa che sia più vecchio di 50.000 anni non avrebbe potuto far parte della comune popolazione non africana che si è incrociata con i Neanderthal e che ora si trova in gran parte del mondo”.

300 genomi a coprire gli ultimi 50000 anni analizzati in un secondo studio suggeriscono i geni oggi parte del nostro DNA siano per la stragrande maggioranza stati introdotti fra 50500 e 43500 anni fa. Leonardo Iasi e i colleghi del Max Planck Institute hanno paragonato 59 esempi di DNA antico con quello di 275 persone viventi, a rappresentare globalmente l’umanità odierna.

Secondo i risultati di questo studio i meccanismi di selezione naturale hanno agito piuttosto rapidamente. Alcune parti di DNA Neandertal si sono preservate mentre altre sono andate presto perdute, tanto che sono bastate circa 100 generazioni di Homo sapiens affinché la percentuale di DNA Neandertal si assestasse a una percentuale simile a quella odierna.

Fonti: Earliest modern human genomes constrain timing of Neanderthal admixture, Nature (dicembre 2024)
Neanderthal ancestry through time: Insights from genomes of ancient and present-day humans, Science (dicembre 2024)

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