Impronte fossili mostrano la convivenza pacifica fra due specie diverse di ominidi
Impronte fossili sono state ritrovate in Kenya, risalgono a 1,5 milioni di anni fa. Un nuovo studio rivela che furono lasciate da due specie diverse di ominidi che convivevano l’una accanto all’altra.
Si tratta di Homo erectus, un nostro antenato, e di Paranthropus boisei, che invece costituisce rispetto a noi un ramo collaterale nella variegata famiglia umana.
Le impronte furono lasciate nel morbido fango sulle rive di un lago nel bacino del Turkana, area che si estende fra l’Etiopia meridionale e il Kenya settentrionale.
La riva del lago si trova all’interno dell’importantissimo sito archeologico di Koobi Fora, che dal 1967 sta incessantemente rivelando tesori per la ricerca paleoantropologica. Il set di impronte fu scoperto nel 2007 ma da allora la quantità di orme si è ampliata grazie al certosino lavoro di ricerca dei paleontologi. Secondo il nuovo studio abbiamo la prima testimonianza di due distinti modelli di bipedismo degli ominidi nello stesso tempo e nello stesso luogo.
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Koobi Fora, dove sono state trovate le impronte fossili, è fra i siti più importanti al mondo per la paleoantropologia
Secondo Craig Feibel, geologo e antropologo della Rutgers University (Stati Uniti) “La loro presenza sulla stessa superficie, avvenuta in tempi molto ravvicinati, colloca le due specie ai margini del lago e lo sfruttamento dello stesso habitat”.
E secondo Kevin Hatala, biologo della Chatham University (Stati Uniti), quei tempi erano così ravvicinati da potersi ridurre a poche ore: “Le impronte fossili sono entusiasmanti perché forniscono vivide istantanee che riportano in vita i nostri parenti fossili. Con questo tipo di dati possiamo vedere come gli individui viventi milioni di anni fa si muovevano nei loro ambienti e potenzialmente interagivano tra loro o persino con altri animali. È qualcosa che non possiamo realmente ottenere da ossa o utensili di pietra.”
Per quanto ossa e utensili vecchi di centinaia di migliaia o persino milioni di anni posseggano indubbiamente un fascino estremo, moltissimo possiamo imparare anche dalle impronte. Lo studio dell’interazione fra gli esseri viventi e l’ambiente ma in assenza di parti stesse della creatura in questione è chiamato icnologia. E le impronte fossili sono un esempio perfetto di icnofossili.
Il set di orme scoperto nel 2007 presenta lo stesso schema di una falcata lunga e propulsione delle dita dei piedi usata dagli esseri umani moderni. Ma per quelle riportate alla luce fra il 2021 e il 2022 il discorso è diverso: Hatala e il suo team ne hanno realizzato accurati modelli tridimensionali.
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Le impronte fossili mostrano due diversi modi di camminare ma sono state lasciate a brevissima distanza di tempo
Lo studio rivela la presenza di due distinti stili di camminata compiute da due specie diverse di ominidi, entrambe già note per aver abitato il sito. Dal momento che le impronte si trovano esattamente nello stesso strato di sedimento, devono essere state lasciate a brevissima distanza di tempo fra loro. Le due specie erano tuttavia caratterizzate, lo sappiamo da studi precedenti, da diete e stili di vita diversi. Il livello di competizione doveva quindi essere basso e la convivenza pacifica.
“Ciò dimostra senza ombra di dubbio che non uno ma due diversi ominidi camminavano sulla stessa superficie, letteralmente a distanza di poche ore l’uno dall’altro”, afferma Feibel. “L’idea che vissero contemporaneamente potrebbe non sorprendere. Ma questa è la prima volta che lo dimostriamo. Penso che sia davvero grandioso.”
L’evoluzione del bipedismo, suggerisce inoltre la ricerca, non è stata certo lineare ma mostra le stesse complessità riscontrate in tanti altri aspetti della storia evolutiva degli ominini. La storia stessa delle relazioni fra i vari rami coevi del genere umano presenta tutt’ora grandi punti interrogativi, tanto che solo negli ultimi anni abbiamo acquisito la consapevolezza della presenza dell’eredità dei Neandertal e dei Denisovani all’interno del DNA di noi Sapiens.
La ricerca Footprint evidence for locomotor diversity and shared habitats among early Pleistocene hominins è stata pubblicata su Science (28 novembre 2024).
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