Letteratura

Dante e la tenzone con Forese Donati

Sarà per la giovane età con la quale ci approcciamo, da studenti, ai grandi della letteratura che è automatico provare una sorta di timore reverenziale per gli autori che hanno segnato la nostra storia letteraria, come Alessandro Manzoni o Dante Alighieri.

Complice anche l’iconografia, appena pensiamo a Dante ci viene in mente la sua figura compita e riflessiva che troviamo sulle copertine di moltissime edizioni della Divina Commedia. In realtà, Dante era un uomo come tutti noi che aveva anche i suoi periodi no.

E, quindi, momenti di nervosismo. Se per noi comuni mortali un battibecco porta qualche scambio di male parole con l’altra parte, per Dante anche un diverbio è diventato un pezzo della nostra letteratura.

Forese Donati: chi era

Stiamo parlando della famosa tenzone che ebbe con Forese Donati. Forese Donati era un cugino della moglie di Dante ed era fratello di Corso Donati, futuro capo dei guelfi, la fazione politica opposta alle idee di Dante.

Donati morì nel 1296 e la tenzone è stata scritta fra la 1293 e la morte di Forese; sono anni duri per Dante che sta elaborando il lutto di Beatrice e, molto probabilmente, in compagnia di Donati si concede qualche momento di allegria ed evasione nelle bettole di Firenze.

Questi elementi hanno portato i critici a prendere meno sul serio le accuse pesanti che i due si scambiano, derubricandole più nel campo del gioco scherzoso fra i due e della sperimentazione linguistica che il Sommo Poeta si concedeva lontano dal registro aulico a cui ci ha abituati.

La tenzone

La tenzone si compone di tre sonetti scritti da Dante e tre da Donati e si caratterizza per uno scambio acido e senza scrupoli di accuse fra i due, secondo il modulo letterario della vituperatio iocosa in uso.

Le accuse sono piuttosto pesanti: inizia Dante che insulta Forese di non essere all’altezza delle esigenze sessuali della moglie, di furto, di povertà e di appartenere a una famiglia dalla dubbia moralità.

La risposta di Forese non si fa attendere: Dante è accusato di appartenere a una famiglia di usurai, di essere indigente, rischiando di finire in un ricovero per poveri, e di non aver vendicato i torti subiti da suo padre.

Dopo lo scambio letterario, Dante e Forese si ritrovano nella Divina Commedia e l’inimicizia fra i due sembra essersi risolta completamente: nel XXIII canto del Purgatorio, Dante incontra l’anima di Forese fra i golosi e l’atmosfera che si respira fra i due è quella di una lunga amicizia nel tempo.

La tenzone, dunque, oltre a divertirci per lo stile linguistico salace, ci permette anche di guardare con occhi diversi l’insospettabile Dante che, una volta tanto, si lascia andare agli umani sentimenti, pur sempre accompagnato dalla sua penna acuta.

LEGGI ANCHE:

La morte di Don Rodrigo nei Promessi Sposi

Freddo, inverno e camino: gli ingredienti della fola

Dante era presuntuoso, secondo il suo contemporaneo Giovanni Villani

La storia e il ruolo di Paolo e Francesca nella Divina Commedia

Rispondi