Chevaya Falls, roccia marziana

Ricerca della vita su Marte: Perseverance scova una roccia intrigante

Il rover Perseverance raggiunse il suolo marziano nel febbraio del 2021 nell’ambito della missione Mars 2020 con l’obiettivo primario di cercare prove dell’esistenza di forme di vita, sia pure probabilmente passate, sul Pianeta Rosso. Il luogo dell’atterraggio, il cratere Jezero, fu scelto ad hoc poiché ritenuto particolarmente promettente sotto questo punto di vista.

Miliardi di anni fa Marte era infatti costellato, sotto un’atmosfera molto più densa di quella attuale, di migliaia di fiumi e laghi, un ambiente che presentava condizioni chimiche potenzialmente adatte per la nascita e il proliferare della vita. Il cratere Jezero era ritenuto, e le indagini dello stesso Perseverance lo stanno ampiamente confermando, l’estuario di un antico fiume dove oggi possiamo vedere le rocce sedimentarie che sono ciò che rimane del fango, della sabbia e del limo un tempo movimentati dall’acqua.

La roccia, fra queste, che ha attirato l’attenzione dei ricercatori e ribattezzata Cheyava Falls come una cascata in Arizona, si presenta nella forma di un blocco d’argilla rossastro attraversato da venature bianche più o meno parallele fra cui sono evidenti macchioline anch’esse biancastre ma dai bordi scuri.

Agli occhi di un profano semplici macchie scolorite, per gli esobiologi potrebbero essere la prova della vita su Marte

Per spiegare cosa abbia trovato Perseverance è necessario chiarire che quelle che chiamiamo molecole organiche (sostanzialmente carbonio più idrogeno uniti ad altri elementi come zolfo, ossigeno o azoto) possono anche essere il prodotto di reazioni non biologiche che sappiamo essere comuni nell’universo e sullo stesso Marte ne sono stati trovati esempi da Curiosity, oltre che dallo stesso Perseverance.

Quello che si cerca sono i resti di molecole organiche di origine biologica, che nelle rocce della Terra si trovano facilmente. E secondo il geochimico Ken Farley del California Institute of Technology e parte del team Mars 2020 siamo di fronte alla “Roccia più enigmatica, complessa e potenzialmente importante mai studiata da Perseverance”.

Essa rappresenterebbe infatti il primo rilevamento convincente di di sostanze organiche effettuato dal rover. Non sappiamo ancora a quale tipologia appartengano le potenziali molecole organiche individuate nella Cheyava Falls, la NASA non ha ancora rilasciato dichiarazioni precise in merito. Anche quest’informazione sarà utile per comprendere se l’origine sia biologica, ma probabilmente solo uno studio completo nei laboratori a terra potrebbe dirimere definitivamente la questione.

Le vene nella roccia sono composte di solfato di calcio, che può formarsi per deposito laddove vi sia scorrimento d’acqua e non rappresentano in sé una biofirma ma i microorganismi che proliferano nel sottosuolo possono rimanervi intrappolati. Nelle vene di Cheyava Falls pare tuttavia esservi anche l’olivina, un minerale magmatico (derivante quindi dalla roccia fusa), che potrebbe implicare acqua a una temperatura troppo elevata per ospitare la vita. Ma anche su questo servono indagini più approfondite mirate a risposte concrete.

Roccia marziana
La roccia marziana Chevaya Falls ospita elementi interessanti come l’olivina e le macchie di leopardo (o macchie di riduzione), che potrebbero essere conseguenza sia di processi sia biologici che non biologici
(Credit: NASA/JPL-Caltech/MSSS)

Uno dei compiti di Perseverance consiste nel selezionare e raccogliere campioni da portare sulla Terra con una successiva missione

Poi vi sono le macchie di leopardo, comuni nelle rocce sedimentarie che qui sulla Terra presentano una colorazione rosso ruggine dovuta a una forma ossidata di ferro che reazioni chimiche modificano in una forma meno ossidata e solubile: il pigmento viene così trasportato via dall’acqua lasciando una macchia di colore biancastro.

Su Marte potrebbero esistere come sulla Terra batteri in grado di utilizzare il ferro come fonte di energia e sfruttare la materia organica per completare la reazione. Le macchie di leopardo (o macchie di riduzione) non erano mai state osservate prima sul Pianeta Rosso mentre qualcosa di simile agli aloni lineari sbiancati è stato trovato nel cratere Gale esplorato da Curiosity.

I ricercatori invitano in questo momento alla cautela, poiché la dissoluzione del ferro si verifica nelle rocce sedimentarie anche senza cause biologiche. Nei bordi scuri delle macchioline sulla roccia sono presenti sia ferro che fosfato e si tratta di un’associazione che già si ipotizzava verificarsi attorno a vene di solfato di calcio su Marte. Si tratta di un’osservazione coerente sia con la vita che con reazioni chimiche da fluidi acidi.

Sono scoperte intriganti e dal grande potenziale come questa a poter stimolare le NASA e le altre agenzie spaziali a completare il programma soprattutto nella parte che prevede il recupero e il trasporto sulla Terra di campioni raccolti da Perseverance, uno degli scopi ultimi della missione ma costantemente a rischio per ragioni finanziarie più che tecniche.

Solo nei laboratori a terra si potranno infatti realizzare tutte le analisi e i test necessari a comprendere la vera natura dei campioni selezionati e raccolti e comprendere se rocce come Cheyava Dalla nascondono davvero le prove della sussistenza di forme di vita nel passato del Pianeta Rosso.

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