Alla domanda “Qual è l’animale più grande che abbia mai vissuto al mondo, considerando ogni epoca?” verrebbe spontaneo pensare a un dinosauro: alcuni titanosauri superavano i trenta metri di lunghezza per oltre 70 tonnellate di peso, quindi pare un’idea ragionevole. In realtà la risposta corretta è, con le sue 160 tonnellate, la balenottera azzurra. Proprio quella che a tutt’oggi nuota nei nostri mari e che decisamente surclassa ogni creatura mai vissuta sulla terraferma.
Tuttavia dalle spiagge del Somerset, Regno Unito, ecco una creatura estinta e contemporanea dei dinosauri che potrebbe reclamare lo scettro: il più grande ittiosauro mai scoperto finora era uno Shonisaurus sikanniensis (specie vissuta nel Cretacico superiore) portato alla luce nella Columbia britannica e lungo 21 metri, ma l’esemplare esaminato dal team guidato da Dean Lomax, paleontologo presso l’Università di Manchester, doveva raggiungere fra i 22 e i 26 metri.
Gli ittiosauri erano rettili marini contemporanei dei dinosauri
La stima si basa sulla lunghezza del lungo e ricurvo osso surangolare, che nei rettili si trova nella parte superiore della mascella inferiore dietro alla dentatura: con i suoi 2,3 metri è del 25% più lungo di quello misurabile nello scheletro del “cugino” canadese. Ma c’è di più.
Quando ha sottoposto ad analisi il surangolare, il team di Lomax non ha trovato segni del sistema circonferenziale esterno, il tessuto nella parte più esterna dell’osso (una sorta di corteccia), la cui formazione implica un rallentamento nella crescita ossea ovvero il raggiungimento della maturità scheletrica. Per quanto gigante possa sembrare, quindi, l’ittiosauro del Somerset era un esemplare ancora giovane al momento della morte, destinato altrimenti a crescere ulteriormente.
Ora è necessario fare un passo indietro nel tempo. Non troppo, fino al 1846, quando nel sito denominato Aust Cliff (Scogliera di Aust), South Gloucestershire, furono rinvenute nello strato del Triassico superiore cinque ossa fossilizzate di grandi dimensioni attribuite genericamente a un dinosauro.
Nel 2005 il paleontologo Peter Malcom Galton descrisse come “forame insolito” una strana caratteristica osservata in uno dei quattro reperti rimasti (il quinto andò perduto durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale) e ipotizzò servisse al passaggio dei nutrienti, continuando tuttavia a considerarle ossa di dinosauro, come si fece anche in studi successivi i quali peraltro trovavano difficile confermare il perché di quelle microstrutture.
Il nuovo ritrovamento porta ora Lomax a rivedere le basi stesse di quei più vecchi reperti, notando che morfologia, forma e microstruttura dei fori nutritivi corrispondono all’osso dell’ittiosauro del Somerset. Con una differenza significativa: in questo caso il sistema circonferenziale esterno è presente a indicare, se Lomax ha ragione, che quelli ritenuti arti di dinosauro sono in realtà parti del surangolare di un ittiosauro adulto.
Se si applicano gli stessi metodi di misurazione utilizzati per l’ittiosauro del Somerset, si scopre che questo individuo adulto potesse arrivare a superare i 30 metri di lunghezza, sopravanzando seppur di poco in dimensioni la più grande balenottera azzurra conosciuta.
Sopravvissuti all’estinzione di massa alla fine del Triassico, gli ittiosauri lasciarono comunque il passo ad altri predatori marini
“Gli ittiosauri del tardo Triassico probabilmente raggiunsero i limiti biologici conosciuti dei vertebrati in termini di dimensioni. Gran parte di questi giganti è ancora avvolta nel mistero, ma un fossile alla volta saremo in grado di svelare i loro segreti”, spiega Marcello Perillo, fra gli autori dello studio.
I resti dell’Ichthyotian severnensis, come è stata chiamata questa nuova specie, sono stati rinvenuti sotto strati sedimentari associati all’estinzione di massa del Triassico-Giurassico, fra le cinque più grandi mai verificatesi nella storia della Terra: questo gigante dei mari raggiunse dunque l’apice della sua grandezza, almeno in termini di dimensioni, poco prima di essere spazzato via da una catastrofe globale.
Altre specie di ittiosauro sopravvissero, ma nessuna si avvicinò più a una simile stazza e alla fine, 90 milioni di anni fa, soccombettero alla concorrenza di altri predatori marini come i plesiosauri, comparsi anch’essi nel Triassico ma che si estinsero solo in seguito alla catastrofe che spazzò via anche i dinosauri 66 milioni di anni fa, e gli squali, che bazzicano le nostre acque da 450 milioni di anni.
Fonte: The last giants: New evidence for giant Late Triassic (Rhaetian) ichthyosaurs from the UK, PLOS ONE (aprile 2024).
DOI: 10.1371/journal.pone.0300289
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