La Galleria Civica di Arte Moderna e Contemporanea di Torino, GAM, in via Magenta 31, propone una retrospettiva dedicata al pittore, scrittore e scenografo, che ha fatto di Torino la sua città elettiva, Italo Cremona (Cozzo (PV) 1905 – Torino 1979). Intellettuale coltissimo, poliedrico e eccentrico, ha saputo interpretare la storia dell’arte e esplorare un “altro Novecento”, riproponendo nelle sue opere i legami con il Simbolismo, il Liberty, il Gotico, con un linguaggio autonomo e personale.
La mostra “Italo Cremona. Tutto il resto è profonda notte”, visitabile sino al prossimo 15 settembre, curata da Giorgina Bertolino, Daniela Ferrari ed Elena Volpato, è il frutto della collaborazione tra la GAM di Torino e il Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, MART, dove l’esposizione si trasferirà dal 18 ottobre sino al 26 gennaio 2025.
Il titolo “Tutto il resto è profonda notte”, forse un po’ inquietante, ma magico e ricco di poesia, è la frase con cui Cremona aveva concluso un testo della rubrica “Acetilene” sulle pagine di “Paragone” (una rivista bimestrale di arti figurative e letteratura fondata nel 1950 da Alberto Longhi e Anna Banti). D’altronde, sia nei dipinti che negli scritti, l’artista si è spesso interrogato sulla “Zona ombra” (titolo di un suo libro edito da Einaudi, 1977): cioè un territorio vasto, dove il buio entra in contatto con la luce attraverso lampi vividi o barlumi.
Dunque un titolo-insegna scelto per tracciare il percorso espositivo, allestito in maniera accattivante, che segue la progressione cronologica delle stagioni creative di Cremona, tra loro unite da un filo conduttore fatto da motivi di natura iconografica e poetica: dalle prime opere giovanili di metà anni Venti, fino ai quadri della prima metà degli anni Settanta, dalle nature morte prossime alle atmosfere del Realismo magico, alla visionarietà del “surrealista indipendente”, come amava definirsi.
Sono esposti circa cento dipinti, disegni e incisioni provenienti da collezioni private, da istituzioni, come il Museo Casa Mollino, dalla Galleria Sabauda di Torino, dall’Accademia di Belle Arti, oltre a un nucleo di opere appartenenti alla collezione GAM (Autoritratto nello studio del 1927, Metamorfosi del 1936, Inverno del 1940).
La sala centrale del percorso, chiamata cabinet des folies, accoglie una serie di dipinti che raccontano il sentire più surreale, grottesco e fantastico dell’artista, espresso attraverso pennellate precise e nitide, quasi in contrasto con l’elemento bizzarro. Anche nell’ampia produzione di nudi il tradizionale esercizio accademico è accostato, o meglio quasi fuso, al visionario, a piccole allucinazioni, ad epifanie che non permettono di distinguere la realtà del corpo della modella dalla segmentazione pittorica dei suoi dettagli.
Il rapporto di Cremona con Torino (aveva lo studio in via Po) è messo in risalto nella sala delle facciate. Qui la visione si sposta sulle architetture torinesi: sono prospetti dipinti come silenti quinte teatrali, privi della presenza umana, ma che lasciano intendere uno spazio interno e una moltitudine di storie private. Gli interni presuppongono un varco verso l’esterno con specchi, finestre: sono quadri nei quadri. Nelle stanze si apre talvolta una finestra a far entrare la luce o a imprigionare L’aria di Torino (1959) in un magico specchio sferico: c’è sempre il punto di incontro tra l’interno e l’esterno, “Un tappo che chiude …e apre”, come rispose l’artista ad intervistatore che lo interrogava sulla frontalità delle sue inquadrature.
Italo Cremona è amico di Carlo Mollino, frequenta Felice Casorati; dal 1937 inizia a lavorare nel cinema come scenografo; quindi, assumerà incarichi di costumista, arredatore e assistente alla regia. Dal 1946 al 1955 è titolare della cattedra di Decorazione all’Accademia Albertina di Belle Arti e fonda l’Istituto Statale d’Arte di Torino, che dirigerà sino al 1975. La stessa Accademia Albertina rende omaggio al suo Docente attraverso una mostra (visitabile sino al 28 luglio) dedicata interamente alla produzione grafica con acqueforti e linoleografie. Questi eventi per celebrare una figura che ha lasciato un segno indelebile nella formazione di generazioni di artisti e nello stesso tessuto culturale torinese.
Giannamaria Nanà Villata