Letteratura

Gianni Biondillo ci porta al fronte della Prima Guerra Mondiale con un romanzo che unisce alla storia l’arte e l’architettura

Giovanotti nel fior dell’età, intrisi di fango, dolore e sgomento: quante volte abbiamo osservato fotografie delle trincee della Prima Guerra Mondiale e quante volte abbiamo sofferto con loro, e per loro, nonostante sia trascorso più di un secolo?

Tante, ma mai troppe e a ricordarcelo ci pensa Gianni Biondillo, autore di un romanzo sulla tragedia della Prima Guerra Mondiale, “Come sugli alberi le foglie”, edito nel 2016 da Guanda, vincitore del “Premio Bergamo” nel 2018.

Come sugli alberi le foglie

Protagonista del romanzo è Antonio Sant’Elia, un giovane, promettente architetto e pittore, esponente del Futurismo: fra sogni, ambizioni e ideali, Antonio Sant’Elia è uno dei tanti giovanotti che, illuso dalla retorica, va al fronte non sapendo cosa realmente lo aspettasse.

Dalle precarie e insufficienti dotazioni individuali della truppa alla disorganizzazione e approssimazione del comando, la situazione per chi è in prima linea è drammatica e tragiche sono le condizioni fisiche e morali in cui i soldati si trovano a combattere.

Una tragedia completa, ma Gianni Biondillo alterna sapientemente alla vita in tempo di guerra quella in tempo di pace, alleggerendo la narrazione: e così, dall’altopiano di Asiago, ci troviamo sulle rive del lago di Como, terra di origine del giovane Sant’Elia.

Subito dopo siamo a Milano, dopo il giovane frequenta l’Accademia di Brera e dove conobbe Carlo Carrà e altri esponenti del Futurismo, come Umberto Boccioni e Filippo Maria Marinetti, il fondatore del movimento a cui Biondillo da molto spazio nel romanzo.


Infatti, il romanzo è incentrato sia sugli orrori della guerra che sulla nascita e sull’affermazione del movimento Futurismo che ha segnato e inciso l’epoca, provocando e sconvolgendo le sensibilità di allora.

Antonio Sant’Elia: l’architetto che ha influenzato il Novecento

Fra gli esponenti del Futurismo, ci fu anche Antonio Sant’Elia che il romanzo di Biondillo ha il pregio di far apprezzare a un pubblico anche non specializzato: sebbene sia morto molto giovane, a soli 28 anni, nei pressi di Monfalcone durante un assalto militare, Antonio Sant’Elia ha indubbiamente influenzato l’architettura dei decenni successivi.


Le sue idee, che troviamo principalmente in bozze e disegni preparatori, sono state delle intuizioni geniali: ad esempio, la scelta di valorizzare gli ascensori, da installare non nelle trombe delle scale, ma sulle facciate degli edifici, così come alcuni disegni della Città Nuova che ispirarono il regista Fritz Lang per il film “Metropolis”.

Antonio Sant’Elia ebbe una vita troppo breve e idee troppo lungimiranti per l’epoca, un mix a cui Gianni Biondillo ha saputo rendere un buon omaggio con un romanzo che fa riflettere dell’inutilità della guerra, in ogni tempo.

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