Sgargiante o essenziale, la copertina è, ovviamente, l’elemento in un libro che attira per prima l’occhio del potenziale lettore. Nel tempo, sono cambiate di molto le copertine e, se state pensando che sia merito solo della grafica digitale, con questo articolo vi ricrederete.
Non sono, infatti, grammature, superfici e colori delle copertine a rendere differenti le copertine di oggi dalle copertine dei libri di cui vi voglio scrivere oggi. A rendere molto, ma molto particolari le copertine dei libri oggetto del presente articolo sono la composizione della stessa in un caso e il rivestimento negli altri.
Le copertine in arsenico
Partiamo, dunque, da un rivestimento molto particolare che, nell’Ottocento, veniva usato con una certa frequenza: l’arsenico. Esistono, infatti, diversi esemplari di libri del XIX secolo che si caratterizzano per avere una copertina in tela, dal colore verde smeraldo.
Merito (o, forse meglio, colpa) del color sgargiante è l’arsenico, il pigmento tossico che divenne molto popolare nell’Ottocento per abbellire i tessuti. Le copertine in tessuto dei libri venivano colorate con l’arsenico per renderle più accattivanti, e la stessa sorte toccò ad abiti, paralumi…
Oggi giorno, con una certa frequenza, viene rilanciato l’allarme che, in diverse biblioteche e università, sono custoditi libri con le copertine tossiche e, di conseguenza, ci sono evidenti criticità per archivisti e operatori del settore.
Per arginare questa problematica, è stato messo a punto il “Poison Book Project”, da parte dell’Università del Delaware, che propone protocolli per identificare e gestire libri ad alto potenziale tossico.
La copertina in pelle umana
Non è tossica, ma è altrettanto problematica la copertina in pelle umana che è stata individuata e rimossa dalla Biblioteca di Harvard: il testo “Des destinées de l’ame” di Arsène Houssaye, avente per oggetto l’anima, era stato di proprietà per un certo periodo di un medico francese.
Quest’ultimo ritenne che un manuale sull’anima non potesse non avere una copertina in pelle umana, quindi utilizzò parte dell’epidermide di una donna defunta per ricoprire il suo libro. Ai tempi, nel Seicento, era pratica usata, anche se non troppo diffusa.
Recentemente, la Biblioteca dell’Università di Harvard ha provveduto alla rimozione della copertina in pelle umana per via del dibattito piuttosto animato che si era generato sull’opportunità etica di conservare tale reperto.
Lascio naturalmente ad altre sedi e voci qualificate il dibattito di natura etica per, invece, porre l’attenzione su una parte dei libri spesso sottovalutata da noi lettori: la copertina. Nonostante rappresenti la superficie del libro, è, come abbiamo visto, un oggetto che assorbe e tramanda aspetti interessanti legati agli usi e alle mode del tempo.
Insomma, la copertina è quella parte di un libro che, spesso, attira il nostro sguardo, ci colpisce e ci invita alla lettura, ma che troppo presto trascuriamo e abbandonaniamo, una volta che il contenuto ci ha fatto capitolare.
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