Si è appena conclusa la mostra “Rubens a Palazzo Te. Pittura, trasformazione e libertà” nella giuliesca villa a Mantova che ha illustrato il percorso del grande artista fiammingo, evidenziando le suggestioni intellettuali rinascimentali elaborate negli anni mantovani ed in particolare il dialogo con i miti e l’interpretazione della pittura di Giulio Romano. Palazzo Te è uno straordinario esempio di villa rinascimentale suburbana, di gusto manierista; fu progettato e decorato (fra il 1525 e il 1535) proprio dall’architetto, pittore Giulio Romano (1499 – 1546) su committenza del marchese di Mantova Federico II Gonzaga inteso come luogo per il tempo libero, l’ozio ed per i fastosi ricevimenti. Il complesso si apriva, attraverso ampie e sagomate logge, su vasti giardini destinati a rendere piacevole il soggiorno nel palazzo, ideato su imitazione delle antiche ville romane.
L’omaggio al pittore Pieter Paul Rubens (1577 – 1640), oltre a Palazzo Te, prosegue con una mostra alla Galleria Borghese di Roma, visitabile sino al prossimo 18 febbraio, e con un focus espositivo che Palazzo Ducale di Mantova dedica a “Rubens. La pala della Santissima Trinità”.
Il grande dipinto su tela, esposto nella seicentesca Sala degli Arcieri, raffigurante La famiglia Gonzaga in adorazione della Trinità, componeva originariamente un trittico con il Battesimo di Gesù e la Trasfigurazione. I tre dipinti, realizzati entro il 1605, costituiscono l’opera di maggior impegno dell’artista durante il suo soggiorno in Italia -durato dal 1600 al 1608- furono collocati in cornici in stucco sul fondo del presbiterio della chiesa della SS. Trinità, a conclusione della decorazione dello spazio sacro in cui aveva trovato sepoltura Eleonora d’Austria.
La chiesa della SS.Trinità venne edificata nella seconda metà del Cinquecento in concomitanza della venuta a Mantova dell’Ordine dei Gesuiti che, nel tardo Seicento, fecero costruire la prestigiosa sacrestia. Con l’occupazione francese la chiesa venne sconsacrata e depauperata delle preziose tele e degli apparati decorativi per essere trasformata in magazzino per il fieno; attualmente è sede dei depositi dell’Archivio di Stato.
La tela centrale, l’unica rimasta a Mantova, ritrae la famiglia Gonzaga in adorazione dell’immagine della SS.Trinità, esibita su un arazzo sostenuto da angeli, ma celebra anche il casto con una serie di ritratti fedeli. Infatti, in primo piano figurano il committente, Vincenzo I Gonzaga, la moglie Eleonora dé Medici, affiancati dai genitori del duca, Guglielmo ed Eleonora d’Austria; sul lato sinistro comparivano i figli della coppia ducale Francesco, Ferdinando e Vincenzo e sul destro le figlie Eleonora, di dui resta solo una mano posata su un cagnolino e Margherita.
Nel 1797 ebbe inizio lo smembramento del trittico: La Trasfigurazione fu requisita dalle autorità francesi e condotta a Parigi e quindi a Nancy. Nel 1801 il Battesimo, immesso sul mercato antiquario giunse ad Anversa; nello stesso periodo la tela centrale venne ridimensionata ai lati e ritagliata in più parti per poi essere ricomposta nelle sue due porzioni principali, ricucendo tra loro i lacerti rimasti. La pala ancora, divisa in due frammenti, fece il suo primo ingresso nella sala degli Arcieri (dapprima esposti nella sala del Crogiolo) all’inizio degli anni Quaranta del Novecento e solamente nel 1951 le due metà furono fatte combaciare.
Il trittico della Trinità non fu l’unica opera di Rubens per i Gonzaga: intorno al 1602 l’artista dedicò un ciclo di dipinti di soggetto virgiliano a Palazzo Ducale; una sua Deposizione dalla Croce decorava l’oratorio superiore di Santa Croce in corte; suo il bellissimo bozzetto preparatorio di una grande pala per il presbiterio della chiesa di S. Orsola, raffigurante Il martirio di Sant’Orsola e delle undicimila vergini, poi non realizzato dall’artista. In occasione del suo soggiorno mantovano, Rubens eseguì copie da capolavori delle raccolte gonzaghesche, che contribuì ad arricchire proponendo al duca Vincenzo I l’acquisto -poi effettuato a Roma nel 1607- della celebre Morte della Vergine di Caravaggio (oggi esposta al Louvre di Parigi).
Giannamaria Nanà Villata
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