21 Novembre 2024
donchisciotte2

I mulini a vento e lo scudiero Sancho Panza sono alcuni degli elementi che meglio rappresentano nell’immaginario collettivo il romanzo “Don Chisciotte de la Mancia”, il romanzo pubblicato per la prima volta nel 1605 e scritto da Miguel de Cervantes.

Il romanzo, considerato da molti critici il primo romanzo moderno, è considerato un capolavoro della letteratura mondiale e l’opera più riuscita di Cervantes che, tuttavia, non fu mai un letterato di professione.

Lo scrittore, infatti, svolse moltissimi lavori, dedicando alla scrittura solo alcuni momenti della sua vita. Pare, infatti, che “Don Chisciotte” sia stato scritto mentre lo scrittore era recluso a Siviglia, in Spagna, con l’accusa di aver commesso illeciti amministrativi durante il suo lavoro di esattore delle tasse.
La vita dello scrittore fu piuttosto movimentata: lavorò come domestico di un cardinale a Roma, partecipò alla battaglia di Lepanto nel 1571 contro l’espansione ottomana in Europa, fu incarcerato per anni ad Algeri e, infine, visse in Spagna una vita più ordinaria.

Il convento delle Trinitarie scalze e le ossa ritrovate

Proprio in Spagna morì nel 1616, in aprile, quasi contemporaneamente a William Shakespeare e proprio in Spagna, nel convento delle Trinitarie scalze, Cervantes volle essere seppellito. Le sue volontà furono rispettate, ma le ossa, durante una ristrutturazione della chiesa, vennero perse.

Infatti, sul finire del XVII secolo, la chiesa subì dei lavori di espansione e le ossa dello scrittore furono considerate perdute fino a poco tempo fa, quando un team di archeologi, guidati dal medico forense Francisco Etxebarria, ha rinvenuto quelle che sarebbero le ossa dello scrittore.

Elementi che spingono a sostenere che le ossa sono attribuibili a Cervantes

Situate sotto una delle nicchie della nuova chiesa, le ossa rinvenute vengono attribuite con una certa fondatezza allo scrittore spagnolo sulla base di diversi elementi. In primo luogo, le ossa hanno datazione risalente al primo Seicento, e, quindi, compatibili con la data di morte dello scrittore.

Inoltre, le ossa appartennero a un individuo dal naso aquilino, gobbo, sdentato e con una profonda ferita sul braccio sinistro. La descrizione è compatibile con quella di Cervantes che, partecipando alla battaglia di Lepanto, riportò una grave ferita sul braccio ferito.

A ciò si aggiunge che sul legno del feretro sono state trovate incise le lettere “M.C.”, che erano proprio le iniziali di Miguel de Cervantes. Si tratta finora di una serie di indizi che portano a concludere, con buona probabilità, che le ossa rinvenute possono essere appartenute a Cervantes.

Servirebbe il test del DNA per la conferma, ma la mancanza di eredi certi dello scrittore rende difficile riuscire a esperire questa prova. Di certo, il lavoro svolto dagli archeologici permette di restituire alla collettività le spoglie che, con buona probabilità, sono appartenute a uno dei più grandi scrittori di sempre.

LEGGI ANCHE:

Libri e carcere: i titoli più famosi ispirati dall’esperienza di prigionia

La vita di Corrado Govoni, fra poesia e difficoltà

La passione per i draghi e per Barcellona di Carlos Ruiz Zafòn

Una poetessa a Venezia, nel Cinquecento: la storia di Gaspara Stampa

Rispondi

Sito in Manutenzione