21 Novembre 2024
Timorebestia

Rappresentazione artistica del Timorebestia koprii in the pelagic ecosystem preserved in Sirius Passet; insieme ad altre specie visibili in secondo piano: Kiisortoqia, Siricaris, Kerygmachela, Pauloterminus, Kleptothule, Isoxys; sullo sfondo, due Radiodonta: Tamisiocaris e Amplectobelua (Credit immagine: Robert Nicholls / BobNichollsArt).

Con i suoi trenta centimetri di lunghezza questo verme mandibolato era in cima alla catena alimentare dei suoi tempi, il Cambriano (oltre mezzo miliardo di anni fa)

Il nome latino Timorebestia descrive perfettamente queste spaventose creature dotate di grandi mascelle, lunghe antenne sul capo e pinne laterali e non viene sminuito dalla lunghezza di trenta centimetri, nulla di eccezionale oggi ma che rendeva questi predatori fra le più grandi creature viventi nelle acque del loro tempo, il primo periodo Cambriano.

Quello denominato esplosione cambriana fu un evento chiave nella storia della biologia sulla Terra: per cause che non sono in realtà ancora del tutto chiare, oltre mezzo miliardo di anni fa si verificò un proliferare e diversificarsi della vita in un periodo di tempo relativamente breve, 30 milioni di anni, con la comparsa della maggior parte dei gruppi di animali conosciuti.

I Timorebestia furono scoperti nel 2017 all’interno di un importante giacimento fossile in Groenlandia, il Sirius Passet: individuato nel 1984, è un esempio di Konservat-Lagerstätte, ovvero una formazione che include una grande quantità di fossili in grado di fornire tante informazioni sulla vita e l’ambiente dell’epoca, preservati inoltre in condizioni eccezionali.

L’esplosione del Cambriano fu un evento-chiave di tale importanza da essere denominato anche Big Bang biologico

Non a caso in questo giacimento, datato a 518 milioni di anni fa (quindi più antico di 10 milioni di anni rispetto al Burgess Shale, argillite di Burgess, il più noto esempio di Lagerstätte, ubicato fra le Montagne Rocciose canadesi) sono stati identificati diversi esempi di fauna prima sconosciuta, come Ooedigera peeli con la sua forma ovoidale, il più antico vetulicolo finora noto grazie a un singolo esemplare di quattro centimetri, oltre a ulteriori fossili di creature già note come gli anomalocaridi.

«La nostra ricerca mostra che questi antichi ecosistemi oceanici erano piuttosto complessi con una catena alimentare che consentiva diversi livelli di predatori. I Timorebestia erano dei giganti del loro tempo prossimi al vertice della catena alimentare. Ciò li rende di importanza equivalente nel periodo Cambriano ad alcuni dei principali carnivori degli oceani moderni, come gli squali e le foche» spiega Jakob Vinther, paleontologo dell’Università di Bristol e coautore dello studio.

Della Timorebestia conosciamo in effetti parenti stretti dal punto di vista biologico, sebbene tanto lontani nel tempo tanto da vivere al giorno d’oggi, ovvero le specie appartenenti al phylum dei Chetognati, piccoli esseri a forma di freccia parte integrante dello zooplancton, ormai dalla parte opposta rispetto al vertice della catena alimentare.

L’eccezionale stato di conservazione dei fossili del Sirius Passet ha permesso ai paleontologi di studiare accuratamente dettagli come la struttura dei muscoli, del sistema nervoso e dell’apparato digerente al cui interno, in un esemplare di Timorebestia, si trovano i resti di un Isoxys, un artropode nuotatore comune nel Cambriano.

Olotipo-Timorebestia
L’olotipo di Timorebestia koprii (Credit: Park et al.).

Dimensioni di alcune decine di centimetri rendevano dei giganti, nel Cambriano: il Titanokorys con il suo mezzo metro era un colosso

«Possiamo vedere che questi artropodi costituivano una fonte di cibo per molti altri animali. Sono molto comuni nel Sirius Passet e avevano lunghe spine protettive, rivolte sia in avanti che all’indietro. Evidentemente, però, non riuscirono a evitare del tutto questo destino, perché Timorebestia ne sgranocchiò in grandi quantità.» dice Morten Lunde Nielsen, anch’egli paleontologo presso l’Università di Bristol e coautore della ricerca.

Si hanno testimonianze fossili degli Isoxys fra i 521 e i 529 milioni di anni fa, mentre l’origine dei moderni Chetognati risale ad almeno 538 milioni di anni fa. Poiché questi vermi freccia e i Timorebestia più antichi erano predatori nuotatori, il team ritiene dominassero gli oceani prima della diffusione degli artropodi e il loro ruolo di apex predator potrebbe essere durato 10 o 15 milioni di anni prima che altri gruppi di predatori marini li rimpiazzassero.

Timorebestia sta anche fornendo indizi ai paleontologi riguardo la nascita dei predatori mandibolati: gli attuali vermi freccia sfruttano delle setole sulla testa per catturare le prede, mentre i Timorebestia erano dotati di mascelle all’interno della testa. Confrontandoli, i microscopici vermi con mascella di oggi mostrano una struttura orale simile alla Timorebestia, quindi i vermi freccia e i vermi mandibolari probabilmente hanno un antenato comune vissuto oltre mezzo miliardo di anni fa.

La Timorebestia e anche altri esemplari rinvenuti dal team durante questa spedizione stanno portando alla luce legami evolutivi tra organismi in apparenza diversi ma in realtà strettamente correlati, consentendo inoltre ai ricercatori di farsi un’idea più precisa riguardo l’evoluzione dei vermi freccia nel corso di centinaia di milioni di anni.

«I vermi freccia viventi hanno un centro nervoso distinto sul ventre, chiamato ganglio ventrale. È del tutto unico per questi animali. Lo abbiamo trovato conservato in Timorebestia e in un altro fossile chiamato Amiskwia. Si è discusso se l’Amiskwia fosse o meno strettamente imparentato con i vermi freccia, come parte del loro lignaggio evolutivo. La conservazione di questi gangli ventrali unici ci dà molta più fiducia in questa ipotesi» commenta Tae Yoon Park paleontologo del Korea Polar Research Institute, anch’egli fra le firme dello studio.

Il team di ricercatori sta continuando lo studio dell’ampia varietà di organismi raccolti durante la spedizione in Groenlandia, confidando di poter ampliare la conoscenza relativa alla nascita e all’evoluzione dei primi ecosistemi animali sulla Terra.

Fonte: A giant stem-group chaetognath, Science Advances (Gennaio 2024)

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