Paolo Galli era alla ricerca nella Biblioteca Apostolica Vaticana di documentazione dell’epoca relativa a un terremoto verificatosi in Italia quando s’imbattè in un resoconto su un altro evento sismico fino a quel momento ignoto, verificatosi nelle Marche nel XV secolo.
“Il patrimonio di fonti storiche in Italia è senza dubbio uno dei più ricchi, ma ugualmente soggetto a lacune sia in termini di tempo che di luoghi” afferma Galli. “A differenza del Regno di Napoli, per esempio, la produzione di documentazione relativa ai terremoti è stata sicuramente più povera nello Stato Pontificio, di cui facevano parte le Marche nel XV secolo”.
Un libro ebraico di preghiere la cui copiatura fu portata a termine fra il settembre e l’ottobre del 1446 a Camerino. È qui che in un nota di otto righe si parla delle conseguenze di un terremoto in stessa cittadina e in altre nella regione, descritte come ridotte a un cumulo di pietre.
Le otto righe di testo riassumono la durata dello sciame sismico e le sue conseguenze
Nella nota si parla di uomini e donne che «vengono qui a Camerino vestiti di bianche vesti pallide, con i loro cavalli, muli e asini carichi di pane, di cibi e di vino, per tenere la mano dei poveri» e riportando che il vero e proprio sciame sismico e perdurato per mesi, fra marzo e settembre.
Questa nota costituisce l’unica cronaca di un terremoto dalle conseguenze devastanti verificatosi nelle Marche in quel secolo, con una petizione datata 1446 volta a richiedere i fondi per il restauro delle mura di Petrino, venti chilometri da Camerino, come unico altro esempio che potrebbe riferirsi all’evento menzionandone le conseguenze.
Sono in tutto 450 le testimonianze documentate di eventi sismici in Italia in tutto il Quindicesimo secolo, metà peraltro relative a una singola sequenza che colpì nel 1456 l’Appennino centro-meridionale. Galli era alla ricerca di ulteriori fonti storiche riguardo proprio questi terremoti già conosciuti quando ha scoperto la nota nel libro di preghiere.
“Il terremoto o meglio i terremoti del 1456 rappresentano la sequenza sismica più catastrofica avvenuta nel basso medioevo nell’Italia centro-meridionale. Nonostante l’abbondanza di fonti storiche, in particolare un trattato specifico sul terremoto redatto dal famoso umanista Giannozzo Manetti, non abbiamo ancora certezze sulle diverse aree epicentrali e, quindi, sui parametri delle singole scosse principali – magnitudo ed epicentro – e sulle loro origini sismiche” spiega Galli.
La sequenza pare simile a quella verificatasi nella stessa area nel 1799
Leggendo la descrizione dei danni come riportata nel breve documento, si può ipotizzare Camerino abbia subito scosse sismiche quantificabili come ottavo grado della scala Mercalli, che si basa sui danni causati dal sisma (a differenza della scala Richter che indica l’energia sprigionata) il crollo parziale di almeno metà degli edifici, e caduta di colonne, monumenti e mura della città.
“Naturalmente si tratta solo di un’ipotesi, ma confrontando l’area epicentrale e l’entità dei danni a Camerino e dintorni è possibile che gli effetti descritti nel nostro manoscritto descrivano, seppur sommariamente, qualcosa di simile all’evento del 1799” ritiene Galli.
“In particolare, il manoscritto menziona che molti insediamenti intorno a Camerino furono ridotti a cumuli di pietre, indicando che l’area epicentrale era forse la stessa del 1799” aggiunge, riferendosi all’evento stimato in 6,2 gradi sulla scala Mercalli. “Allo stesso modo, l’assenza di informazioni nel campo lontano [a grande distanza dalla sorgente del sisma] suggerisce che il terremoto è stato probabilmente causato da una faglia poco profonda, come probabilmente accadde nel 1799”.
Fonte: “All the People of Israel Are Friends: An Unknown Mid‐Fifteenth Century Earthquake in the Marche Region (Central Italian Apennines) Recorded in a Coeval Hebrew Manuscript” di Paolo Galli, 1 novembre 2023, Seismological Research Letters .
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