Casi del destino o chissà, di certo è una curiosità che “Ulisse” di James Joyce, il libro più famoso ambientato a Dublino, è stato pubblicato dopo molte peripezie a Parigi per l’intuito di una scrittrice statunitense naturalizzata francese.
Sylvia Beach, infatti, per prima scommesse che quel romanzo, da molti altri editori rifiutato e perfino oggetto di censura, avesse delle potenzialità. Pubblicò mille copie, di cui cento autografate da James Joyce.
Sylvia Beach e la libreria “Shakespeare & Company”
Era il 1922 e Sylvia Beach era un punto di riferimento nella vita culturale di Parigi: pochi anni prima, nel 1919, aveva fondato la libreria “Shakespeare & Company”, che commerciava libri in lingua inglese ed aveva una biblioteca circolante.
La popolarità della libreria crebbe in breve tempo e, fra gli avventori, c’erano molti scrittori. Sylvia Beach li ascoltava e li incoraggiava mentre componevano le opere e, in poco, la libreria divenne un punto di riferimento per gli intellettuali.
Nel 1920 approdò nei locali di Sylvia Beach anche lo scrittore James Joyce in onore del quale venne organizzato un piccolo aperitivo. Joyce era già alle prese con i rifiuti editoriali per il suo “Ulisse”, ma dovettero passare un paio di anni prima che Sylvia Beach si facesse carico della pubblicazione.
È, infatti, solo nel 1922 e solo dopo altri rifiuti che la proprietaria della “Shakespeare & Company” si offrì di pubblicare “Ulisse” per sollevare l’animo frustato dello scrittore inglese. Nel febbraio del 1922, dunque, il romanzo fu finalmente pubblicato.
Oltre a James Joyce, furono altri gli scrittori che gravitarono attorno a Sylvia Beach e alla sua libreria. Fra questi, ricordiamo Ernest Hemingway che menzionò il negozio nella sua “Festa mobile”.
Non solo l’”Ulisse”: importanti scrittori e libri del Novecento sono passati da lei
Ezra Pound, Francis Scott Fitzgerald e Man Ray furono altri scrittori di calibro che frequentavano con regolarità la libreria di Sylvia Beach. Se la pubblicazione dell’”Ulisse” ha segnato l’ingresso nella storia della letteratura della “Shakespeare & Company”, non sono mancati altri episodi di rilievo.
Si deve a Sylvia Beach, infatti, la circolazione del libro “L’amante di Lady Chatterley” di David Herbert Lawrence, all’epoca bandito sia nel Regno Unito che negli Stati Uniti d’America. Cupi furono per lei gli anni dell’occupazione nazista.
Nel 1941 la bottega fu chiusa e Beach venne internata per mesi a Vittel, fino a quando non venne rilasciata nel 1942, grazie all’intervento del collezionista di arte Tudor Wilkinson. Negli anni successivi, visse fra alti e bassi, ma pur sempre onorata per aver dato alle stampe il capolavoro di Joyce.
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E se fosse stata la cattiva vista di Joyce il motivo della scarsa punteggiatura in Ulisse?