Il progresso medico e scientifico degli ultimi anni ha fatto balzi da gigante nel curarci e salvare le nostre vite, ma nessuno mette in dubbio quanto importanti e decisivi siano l’amore e l’affetto nell’affrontare una terapia. Fra i tanti modi di prendersi cura di un malato oggi voglio raccontarvi del progetto “Opere in parole” promosso da Accademia Carrara di Bergamo e gruppo Humanitas.
Prima di addentrarci nel progetto, permettetemi di spiegare a quanti non lo sapessero che l’Accademia Carrara si trova a Bergamo e custodisce trecento opere di arte, dai dipinti alle sculture, realizzate dal Rinascimento all’Ottocento.
Il gruppo Humanitas è oggi il gruppo sanitario privato in Italia e si compone di oltre 20 poliambulatori e 10 strutture ospedaliere, fra cui l’Humanitas Castelli e Gavazzeni, entrambe con sede a Bergamo.
Dunque, due istituzioni diametralmente opposte fra loro, la Carrara da una parte e Humanitas dall’altra, hanno dato vita a una collaborazione molto particolare, “La Carrara in Humanitas”, appunto, che si declina in varie modalità.
Il progetto “Opere in parole”
Una di queste è “Opere in parole” che ha visto, negli anni scorsi, il coinvolgimento di 11 personalità del panorama artistico italiano, chiamati a dare voce ad alcuni dipinti custoditi nell’Accademia Carrara, ciascuno secondo la propria sensibilità.
E così il dipinto “La memoria del nonno” di Giovanni Pezzotta è il soggetto attorno al quale il fumettista Bruno Bozzetto disegna una delle sue storie, ma anche il quadro che ispira l’autrice Dora Albanese per un racconto di dolore e rinascita.
Oppure per Enrico Ianniello, attore e scrittore, e la sua “Giornata di aprile”, il quadro di Pezzotta è l’immagine perfetta da cui attingere per descrivere l’amore fra Renatino e il suo nonno. L’autoritratto del Piccio, invece, per Ianniello è il volto del protagonista del suo racconto, Riccardo.
Se l’autoritratto del Piccio ispira Ianniello per Riccardo, un giovane alle prese con la precarietà e con le responsabilità, il medesimo dipinto è per Tony Laudadio un uomo di altri tempi, colpito dalle frecce di Cupido.
Fra le altre penne che hanno contribuito al progetto come non ricordare quella di Michela Murgia? La scrittrice sarda ci ha lasciato un bellissimo racconto intitolato “Il leone”, ispirato al dipinto “San Girolamo che leva la spina al leone” di pittore ligure, da Rogier van der Weyden e bottega.
Da Michela Murgia e dal suo racconto che è anche una riflessione sul rapporto fra uomo e mondo animale arriviamo all’inconfondibile suono della tromba di Paolo Fresu che ha composto una partitura sulle emozioni che gli ha suscitato il dipinto “Ritratto di Maria Gallavresi bambina con la madre” di Cesare Tallone.
Potrei andare avanti per pagine e pagine a darvi anticipazioni di un progetto che vi lascio liberi di scoprire e apprezzare, sempliemente andando sul sito dedicato https://www.lacarrarainhumanitas.it/opere-in-parole/progetto/ dove sono disponibili tutti i materiali, dai racconti alle opere d’arte.
Scoprirete come un medesimo dipinto abbia potuto ispirare non solo parole e racconti differenti, ma anche piatti, partiture o preghiere. Ad ogni modo, ciascuna opera d’arte è un mondo nel quale è straordinario perdersi e ritrovare la potenza della bellezza e della cultura per curare i nostri corpi ed anche le nostre anime.
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