“Se l’arte moderna avrà un carattere sarà quello della ricerca del colore nella luce”.
In queste parole di Giovanni Segantini è racchiusa l’essenza del Divisionismo. Il termine è generalmente associato a un tipo di espressione pittorica caratterizzata dal tratto spezzato, da sciabolate di colore filamentoso, da puntini visibili a occhio nudo. Le pennellate sono certo spezzate e ben visibili, ma è fondamentale “la giustapposizione dei colori sulla tela e i toni devono essere complementari secondo il prisma … per ottenere maggiore vibrazione e suggerire le distanze (e quindi i piani). Alla dovuta lontananza l’occhio di chi guarda fonde i “tocchi” di colore, percependo zone luminose evocatrici di forme, volumi e spazi” (A. Quinsac). Il divisionismo nel ventennio a cavallo tra Ottocento e Novecento dà origine a diverse forme grafiche che diversificano il risultato finale dell’immagine: la pennellata è il vettore di luce e il tratto diventa il concetto che l’artista vuole trasmettere. Queste nuove esperienze sono molto ben raccolte nella mostra “Divisionismo. La rivoluzione della Luce”, visitabile sino al 5 aprile 2020 a Novara nella bella cornice del castello Visconteo Sforzesco. L’esposizione è promossa e organizzata dal Comune di Novara, dalla Fondazione Castello Visconteo e dall’Associazione METS Percorsi d’Arte; è curata dalla storica dell’arte Annie-Paule Quinsac (suo anche il catalogo), forse tra le prime studiose di Segantini, Fornara e Grubicy de Dragon ai quali ha dedicato importanti pubblicazioni ed esposizioni. La rassegna è anche occasione per celebrare i pittori Angelo Morbelli (1853-1919) a cento anni dalla sua morte e Giovanni Segantini (1858-1899) a centoventi.
Il Divisionismo nasce a Milano perché a fine secolo XIX è la capitale dello sviluppo industriale e tecnologico; di conseguenza è anche luogo di contrasti e disuguaglianze che sfociano in nuovi fermenti ideologici, in tensioni e in insurrezioni. In quegli anni la realtà sociale ed economica in Italia, pur essendo all’alba dell’industrializzazione, è ancora sostanzialmente agraria e questo spiega l’importanza del territorio lombardo-piemontese nello sviluppo della pittura sociale. Nel novarese, ad esempio, la pesante situazione lavorativa delle mondine diede vita a numerose proteste e scioperi!
La tecnica divisionista fu per alcuni pittori uno strumento di protesta e di denuncia: il quadro “L’oratore dello sciopero” (1890-91) di Emilio Longoni (in mostra nella seconda sala) è considerato uno dei “manifesti” del divisionismo e colpisce per la sua composizione di straordinaria ampiezza e prospettiva, resa ancora più reale da un cromatismo vivissimo che rafforza l’atto di protesta del protagonista.
L’esposizione è composta da settanta opere, articolate in otto sezioni tematiche: la prima propone gli artisti sostenuti dal mercante d’arte e pittore milanese Vittore Grubicy de Dragon che dal 1876 gestiva una galleria a Milano. Fu proprio Grubicy a diffondere tra i pittori del suo gruppo, Angelo Morbelli, Tranquillo Cremona, Emilio Longoni, Gaetano Previati e Giovanni Segantini, il principio della sostituzione dell’amalgama dei colori ottenuta sulla tavolozza con l’accostamento dei colori complementari direttamente sulla tela. Tale tecnica fu anche resa possibile dall’utilizzo dei colori in tubetti, di produzione industriale, singolarmente individuati con una nomenclatura standardizzata che facilitava la sperimentazione e la rendeva condivisibile per mezzo di una terminologia comune.
Ancora nella prima sala spicca, tra gli altri, “Dopo il temporale” (1883-85) un capolavoro di Giovanni Segantini (1858-1899), non ancora divisionista, che attraverso uno studio della luce e un gioco di spessori di colore modulati sulla tela, prende vita un momento di quotidianità legato alla pastorizia.
Segantini è considerato il capostipite indiscusso del movimento italiano e nell’autunno del 1886, fu il primo a sperimentare il linguaggio dei colori divisi e intendere la pennellata come uno strumento per dare luce. Dopo la sua morte, fu un saldo riferimento per coloro che facevano della pratica divisionista il baluardo contro l’incalzante Futurismo.
La seconda sezione è dedicata alla I Triennale di Brera del 1891, considerata come la presentazione ufficiale del Divisionismo in Italia, con opere realizzate dai principali esponenti del gruppo: Segantini, Morbelli, Pellizza, Previati, Longoni e Giovanni Sottocornola.
La terza sessione è incentrata sul trionfo del Divisionismo e dei suoi interpreti.
La quarta è interamente dedicata a Giuseppe Pellizza da Volpedo (paese che dista circa 100 km da Novara). Molto vicino al mondo rurale, moralmente e politicamente impegnato, Pellizza non fu pittore di denuncia (a differenza di Longoni e di Nomellini proseliti di una cultura socialista e anarchica che li portò in carcere) anche se lui creò il “Quarto Stato”, l’opera diventata simbolo del proletariato agricolo. Fra le cinque opere esposte di Pellizza, “Sul fienile” è forse quella più emozionante perché accosta uno scorcio di paesaggio illuminato dal sole alla scena che si svolge nel fienile dove nella penombra una vita si sta spegnendo: qui il forte contrasto di chiari e scuri, le zone di ombra e di luce alternate diventano eloquenti e trasmettono una scena ricca di pathos.
La quinta sala è dedicata alla neve con capolavori di Segantini, Fornara, Pellizza, Morbelli e Matteo Olivero. La sesta espone cinque belle opere di Gaetano Previati (1852-1920); nella settima sono protagonisti sette superbi disegni con cui Segantini esprime tutta la sua potenza artistica. L’ultima sala chiude la mostra con l’evoluzione del Divisionismo nei primi decenni del Novecento.
Al piano terreno è esposta la grande tela raffigurante la “Maternità” (1890-91) di Previati. L’opera attraverso un felice connubio tra Divisionismo e Simbolismo propone la rilettura in chiave laica della composizione classica legata alla Madonna col bambino circondata da angeli: le pennellate flessuose a colori puri trasmettono una dolce sensazione: la stessa, forse, che pervase l’artista con la nascita del primo figlio.
Il quadro, di proprietà del Banco BPM, che può essere ammirato gratuitamente, introduce ad un interessante e coinvolgente percorso tra i capolavori del Divisionismo italiano.
Giannamaria Villata