Encelado è divenuto negli ultimi anni uno dei corpi celesti all’interno del sistema solare più sotto l’occhio degli specialisti alla ricerca della vita fuori del nostro pianeta: la luna di Saturno celerebbe infatti sotto la propria superficie ghiacciata un oceano possibilmente di acqua salata, un ambiente ritenuto ideale per la nascita e la sussistenza di forme di vita elementari.
Già la sonda Cassini aveva rilevato l’espulsione di pennacchi di polveri, gas e ghiaccio, veri e propri geyser su un altro mondo, probabilmente dovuti alla contrazione e al rilascio del satellite sotto la forza di Saturno che provocherebbe la formazione di calore al suo interno, come accade con una pallina da tennis sottoposta a un ciclo analogo durante il gioco.
La presenza di acqua salata liquida è uno degli elementi più incoraggianti nella ricerca della vita extraterrestre
L’esplorazione di mondi come questo presenta particolari problemi, essendo necessario penetrare in profondità lungo chilometri di ghiaccio per raggiungere l’acqua liquida sottostante; ecco quindi l’idea della NASA: cento chilogrammi per quattro metri di lunghezza, sviluppato dal Jet Propulsion Laboratory (JPL), è un sorta di robot semovente e autonomo adatto all’esplorazione di diversi ambienti planetari, dalle sabbie ondulate degli scenari desertici alle ripide scogliere ghiacciate o rocciose, dai crateri superficiali alle gallerie sotterranee generate da flussi di lava in tempi antichi ai crepacci nei ghiacciai.
Sì chiama EELS, acronimo che sta per Exobiology Extant Life Surveyor, mentre il termine in inglese significa anguille e illustra impeccabilmente la struttura di questo curioso esploratore robotico dal 2019 in fase di test in luoghi naturali che possano ricordare quel che lo aspetterà su altri mondi o nella Mars Yard, una simulazione del Pianeta Rosso creata dallo stesso JPL.
Il robot deve infatti essere in grado di risolvere i problemi che indubbiamente dovrà affrontare e senza l’intervento umano, reso impossibile dalle grandi distanze che portano persino la luce, quindi le onde radio, a impiegare ore per comunicare con il team di controllo sulla Terra: un telecomando in diretta vero e proprio fu infatti possibile a malapena coi primi rover a raggiungere un altro mondo, i Lunochod che dal 1970 esplorarono il nostro satellite. EELS avrà quindi a disposizione la tecnologia, dalle telecamere stereoscopiche al Lidar, utile a creare mappe tridimensionali dell’ambiente in cui starà operando, permettendogli di interagire con esso in modo appropriato e intelligente.
To Boldly Go…
“Possiede la capacità di raggiungere luoghi inaccessibili ad altri robot: sebbene alcuni di essi siano migliori in un particolare tipo di terreno o in un altro, l’idea alla base di EELS è la capacità di fare tutto. Quando raggiungo luoghi in cui non sai cosa troverai vuoi un robot versatile, consapevole dei rischi, reattivo in situazioni incerte e in grado di prendere decisioni da solo.” illustra Matthew Robinson, responsabile del progetto EELS.
“La nostra filosofia di sviluppo di robot è diversa rispetto a quella dietro ai tradizionali veicoli spaziali e include molti cicli rapidi di test e correzioni. Esistono dozzine di manuali su come progettare un veicolo a quattro ruote, ma nessuno su come realizzare un serpente robotico autonomo per andare coraggiosamente dove nessun robot è mai giunto prima. Dobbiamo scrivere il nostro” spiega Hiro Ono fra i principali sviluppatori di EELS.
“Siamo all’inizio del progetto, ma è realizzabile nel corso della nostra vita. Si tratta di una collaborazione ambiziosa e siamo motivati dall’entusiasmo condiviso che nutriamo per questo concetto e dal potenziale scientifico che potremmo raccogliere con EELS.” sono le parole di Rachel Etheredge, vice project manager del programma.
L’autunno del 2024 è il periodo previsto per il completamento dei test e la realizzazione di una versione definitiva e funzionante di EELS. Da quel momento bisognerà tuttavia attendere una dozzina di anni perché il robot possa raggiungere la luna di Saturno a bordo di un veicolo spaziale, ma la prospettiva di poterlo far scivolare con la sua forma sinuosa lungo il condotto di un geyser per poterne esplorare le profondità è indubbiamente allettante.
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