21 Novembre 2024
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Ricostruzione artistica del Pampaphoneus biccai (Credit: Márcio Castro)

Visse 200 milioni di anni prima del Tirannosauro ed era considerevolmente più piccolo, ma con un cranio lungo mezzo metro dotato di lunghi denti affilati non avrebbe certo costituito un incontro meno terrorizzante: il Pampaphoneus biccai era il superpredatore del Permiano.

Il T. rex ma anche l’allosauro o dromeosauridi come il velociraptor: a Predatori della preistoria saranno con ogni probabilità questi i nomi a venire per primi in mente. Tuttavia sulla Terra la vita prosperò per centinaia di milioni di anni, e forse più, prima dell’arrivo dei dinosauri e il Pampaphoneus biccai costituiva un esempio eccellente di superpredatore nell’era Permiana.

Nuovi fossili di un esemplare appartenente a questa specie, risalenti a 265 milioni di anni fa, sono stati portati alla luce in una regione del Brasile meridionale, nei pressi di São Gabriel: «Il fossile è stato trovato nelle rocce del Permiano medio in un’area dove le ossa non sono così comuni ma riservano sempre piacevoli sorprese. Il ritrovamento di un nuovo cranio di Pampaphoneus dopo così tanto tempo è estremamente importante per aumentare la nostra conoscenza dell’animale, che prima era difficile da differenziare dai suoi parenti russi.» spiega Mateus Costa Santos del Laboratorio di Paleontologia dell’Università Federale della Pampa (UNIPAMPA, Brasile), autore principale dello studio apparso sullo Zoological Journal of the Linnean Society.

Al termine del Permiano si estinse circa il 90% delle forme di vita che popolavano la terraferma

Cranio (completo), costole, parti delle braccia e altri frammenti costituiscono la parte di scheletro recuperata di questa creatura appartenente al primo clade dei dinocefali, sottordine dei terapsidi, rettili-mammiferi vissuti nel Permiano medio (260-272 milioni di anni fa circa) ovvero fino a una decina di milioni di anni prima della più grande estinzione di massa mai avvenuta sul nostro pianeta.

I dinocefali, le teste terribili, devono la propria denominazione al cranio grande e di notevole spessore, evoluzione forse dovuta alla lotta “testa contro testa” per l’accoppiamento o il predominio territoriale, come avviene anche in alcune specie animali odierne. I dinocefali includevano famiglie dalle abitudini alimentari più diverse con gli esemplari più grandi che potevano raggiungere i cinque metri di lunghezza per oltre due tonnellate di peso, soprattutto gli onnivori e gli erbivori, mentre i carnivori potevano mostrare una stazza inferiore ma un cranio lungo fino a poco meno di un metro armato con impressionanti, lunghi denti appuntiti.

Comuni in Russia e in Sudafrica, i ritrovamenti di fossili di dinocefali sono più rari altrove tanto che proprio il Pampaphoneus biccai ne è solo il secondo rappresentante noto in tutto il Sudamerica, e il più grande; l’eccezionale stato di conservazione si rivela peraltro fondamentale per approfondire gli studi sulla morfologia di questo predatore.

Cranio di Pampaphoneus biccai
Cranio di Pampaphoneus biccai, rinvenuto nella stratificazione del Permiano medio in Brasile (Credit: Juan Carlos Cisneros ((CC BY 4.0))

I dinocefali predatori erano le tigri e i leoni del Permiano

«Il Pampaphoneus occupava la stessa nicchia ecologica dei grandi felini moderni. Era il più grande predatore terrestre che conosciamo del Permiano in Sud America. L’animale aveva canini grandi e affilati adatti a catturare le prede. La sua dentatura e la struttura cranica suggeriscono che il suo morso fosse abbastanza potente da poter masticare le ossa, proprio come le iene dei nostri giorni.» spiega Felipe Pinheiro dell’UNIPAMPA.

Con i suoi 40 centimetri il cranio di Pampaphoneus è il più grande mai scoperto nella sua interezza; era stato nondimeno in precedenza portato alla luce il frammento di una mandibola di un esemplare non identificato ma le cui caratteristiche sono oggi ritenute sufficienti a ritenere possa trattarsi anche in quel caso di un Pampaphoneus, che in proporzione presenterebbe una stazza doppia rispetto all’esemplare oggetto di questa ricerca.

I dinocefali predatori erano più piccoli degli erbivori, dicevamo: Pampaphoneus nello specifico poteva secondo i paleontologi raggiungere tre metri per quattro tonnellate, in grado di nutrirsi di prede di piccole e medie dimensioni fra cui erano probabilmente compresi il Rastodon, un piccolo dicinodonte, e Konzhukovia, un anfibio di stazza ben superiore, i cui resti fossili sono stati individuati nella stessa area in cui giaceva Pampaphoneus.

Fonte: Cranial osteology of the Brazilian dinocephalian Pampaphoneus biccai (Anteosauridae: Syodontinae), Zoological Journal of the Linnean Society.

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