I libri e gli oggetti di Umberto Eco raccolti nella Biblioteca di Brera
Gli ultimi anni hanno purtroppo visto la scomparsa di molti intellettuali e letterati che hanno dato un contributo inimmaginabile alla nostra società contemporanea. Fra questi, c’è stato anche Umberto Eco che ci ha lasciato nel febbraio 2016.
Umberto Eco è stato saggista ed intellettuale, filosofo e medievalista, scrittore di romanzi di grande successo e “Il nome della rosa” è forse il più famoso, con la traduzione in oltre 40 lingue e diverse trasposizioni per il cinema e la televisione.
Oltre a “Il nome della rosa”, Eco era noto al grande pubblico per “Il pendolo di Foucault” e “Baudolino”, fra i titoli di narrativa più famosi. Come sono nate le opere? Da dove è arrivata l’ispirazione?
A queste e a molte altre domande potranno essere d’aiuto gli oltre 1300 libri antichi, la “Bibliotheca semiologica, curiosa, lunatica, magica et pneumatica”, come li chiamava Eco, e che ora sono conservati nella Biblioteca Nazionale di Brera a Milano.
“La stanza degli antichi”
La Biblioteca ha allestito una fedele ricostruzione dello studiolo del grande intellettuale italiano, di modo che chiunque acceda respiri l’atmosfera che caratterizzava lo studio di Eco; peraltro, l’allestimento è attiguo a quello dello studio di Alessandro Manzoni.
“La stanza degli antichi”, come Eco chiamava il suo studio, si trovava nella sua casa in Piazza Castello a Milano: luminoso e molto riservato, lo studio affacciava sulla Torre del Filarete e non aveva, per volontà dello scrittore, ne’ computer ne’ telefono.
Un rifugio dove Eco custodiva una ricca collezione di libri antichi accanto a oggetti piuttosto vari fra loro. C’erano dei flauti che lo scrittore suonava in solitudine, delle pipe, dei bastoni da passeggio e una lampada.
Ancora, album di Mandrake e riproduzioni della stele di Rosetta. Piuttosto insoliti, invece, due testicoli di cane conservati nella formalina e dei pupazzetti Peanuts di Schulz. I libri moderni che furono di Eco sono stati dati in comodato d’uso gratuito all’Università di Bologna.
La regola del buon vicino
La fedeltà allo studiolo originale è una delle peculiarità di questa riproduzione e che viene osservata anche nell’ordine dei libri riposti nei ripiani. Infatti, i libri sono stati inseriti negli scaffali rispettando l’ordine che avevano nello studiolo di Piazza Castello.
Ma qual era l’ordine dei libri? Eco aveva adottato la cosiddetta regola del buon vicino: partendo dall’idea che il libro che cerchiamo non è quello che abbiamo in mente, ma quello che gli sta vicino, Eco aveva messo a punto un gioco di rimandi che mettesse in collegamento i libri.
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