21 Novembre 2024
La cupola di sale di Jashak

La cupola di sale di Jashak

Si comportano come un ghiacciaio d'acqua ma possono ricordare il Grand Canyon ed essere ricchi di grotte e cascate: sono i ghiacciai di sale e i variopinti monti Zagros ne rappresentano uno degli esempi più spettacolari

Sono a ragion veduta chiamate ghiacciai di sale: costituiscono una delle strutture più curiose e inaspettate in cui ci si possa imbattere e si tratta di un fenomeno tanto raro quanto spettacolare, laddove si verifichi.

Il nome col quale sono comunemente noti deriva chiaramente dalla somiglianza visiva con i ghiacciai formati dall’acqua, ma le analogie si spingono oltre: anche i ghiacciai di sale possono per esempio, come conseguenza di un lento movimento dell’ordine di pochi metri all’anno, dare luogo al fenomeno di accumulo di sedimenti rocciosi chiamato morena.

Fra le strutture di questo genere più famose al mondo vi sono senza dubbio i monti Zagros, nel sud dell’Iran, in particolare nelle regioni di Hormozgān e di Bushehr: qui i cristalli di salgemma danno vita a una spettacolare sequenza di cupole, se ne contano circa 200, caratterizzate da una suggestiva alternanza di vivaci colori, i toni scuri dovuti alla presenza di argilla e di sabbia trasportata dal vento, in una stratificazione simile a quella delle rocce che hanno reso famosi luoghi come il Grand Canyon.

Cupola di sale di Jashak
La cupola di sale di Jashak (Credit: Tasnim News Agency (CC BY 4.0))

Testimonianze di mari antichi anche centinaia di milioni di anni

Questi grandi accumuli di sale trovano origine in tempi molto lontani, per esempio in seguito al prosciugamento di bacini di acqua salata che con il tempo furono ricoperti da stratificazioni di arenaria, argilla o altri sedimenti; ma fra le rocce sedimentarie proprio il sale è la più debole, dotate di una bassa densità che le rende più simili a un fluido viscoso e quindi più assimilabili nel comportamento alla lava, roccia fusa e fluente.

Proprio queste caratteristiche inducono gli accumuli di sale sotto pressione a formare una sorta di grande goccia, le summenzionate strutture a cupola (i diapiri), che finiscono col farsi strada attraverso la roccia sovrastante fino a emergere in superficie a mo’ di fontana fluida, ricordando il dentifricio che fuoriesce da un tubetto quando viene schiacciato.

Il ghiacciaio di sale dei monti Zagros visto dallo spazio
Le cupole (colline) e i ghiacciai (le aree scure) di sale dei monti Zagros (immagine rilasciata nel pubblico dominio da NASA/GSFC/MITI/ERSDAC/JAROS, and U.S./Japan ASTER Science Team)

Sono stati individuati anche ghiacciai fossili, che dopo essere emersi sono stati nel tempo nuovamente ricoperti da strati di sedimenti

Nel caso dei monti Zagros l’evento scatenante è identificato nella collisione fra le placche tettoniche arabica ed eurasiatica: la catena montuosa parte dal Kurdistan e raggiunge il golfo persico distendendosi per 1500 chilometri. Qui la pressione ha fatto uscire gli accumuli salini, formatisi mezzo miliardo di anni fa dopo l’estinzione di un mare che si estendeva lungo un’area che comprendeva l’attuale golfo persico e un’ampia regione oggi terraferma, che poi la forza di gravità ha fatto lentamente colare causando la formazione di vere e proprie lingue che possono superare la lunghezza di cinque chilometri.

Quelli dei monti Zagros sono i ghiacciai di sale più estesi in tutto il pianeta, ma strutture simili si trovano in svariati luoghi attorno al mondo: dal Kalkberg di Lüneburg, in Germania, fino ai diapiri salini di Casabona e Verzino in Italia, che oltre alle dimensioni ridotte rispetto a Zagros si caratterizzano per essere strutture stabili, non in movimento.

I ghiacciai dei monti Zagros sono invece un fenomeno tuttora in corso e fra le strutture più interessanti vi è la variopinta cupola di sale di Jashak, lunga 12 chilometri, larga 4,5 e con un’altezza che raggiunge in vetta i 1350 metri sul livello del mare. Fra le altre strutture della catena montuosa, oltre a spettacolari cascate di ghiaccio si trova la più lunga grotta salina al mondo, si estende per ben cinque chilometri.

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