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Ricordo: un romanzo coinvolgente con paesaggi fantastici e una grande lezione di tolleranza.

Fantasy medievale immerso in un contesto di guerra, Ricordo narra le epiche battaglie tra gli eserciti degli esseri umani e le schiere degli elfi nella magica terra di Rembrans.

Edito da Il giardino della cultura e facente parte della collana Frammenti di stelle, il breve ma intenso romanzo di Salvatore Di Genua accoglie la lezione dei maestri del genere per raccontare le avventure del principe Uther e degli elfi Terrore e Ricordo.

Sono due gli aspetti più interessanti dell’opera: da una parte la costruzione di un mondo tridimensionale, ricco di dettagli e di minuzie che ci fanno sembrare verosimile la storia narrata: siamo ben consapevoli di trovarci in un mondo di fantasia, in una terra abitata da creature sovrannaturali di ogni genere, ma, allo stesso tempo, siamo immersi in un universo talmente credibile che per il lettore diventa semplice e naturale calarsi in quel meccanismo di sospensione dell’incredulità che gli permette di accettare le regole che vi sottostanno senza batter ciglio.

Ma la caratteristica forse più affascinante del racconto la si trova nello snodo centrale della vicenda. Quello di Ricordo non è un mondo popolato semplicemente da amici e nemici: i protagonisti della storia sono guidati da sentimenti ambivalenti e caratterizzati da contraddizioni e incoerenze tipicamente umane, ma anche da una certa bussola morale che permette loro di cambiare prospettiva, mettersi nei panni dell’altro, ritornare sui propri passi e maturare.

Il principe Uther si presenta, da questo punto di vista, come il personaggio cardine della storia: pur essendo un essere umano, non solo si schiera in prima linea dalla parte degli elfi ma riesce a identificarsi con loro e a entrare in comunione con chi, nell’aspetto, appare diverso da lui. Ricordo diventa così una sorta di allegoria del mondo reale offrendo una lezione che va oltre lo strato superficiale della storia: mettere da parte odio, pregiudizi e discriminazioni e abbracciare ciò che più sentiamo affine nella mente e nello spirito.

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