A partire dallo scorso maggio, gli sceneggiatori di Hollywood, rappresentati dall’associazione Writers Guild of America, sono entrati in sciopero allo scopo di ottenere compensi più alti (un aumento del 3%), un numero minimo di settimane lavorative a episodio, un numero minimo di scrittori in ogni writers room, e delle tutele per quanto riguarda l’uso delle Intelligenze Artificiali per la scrittura di parte dei copioni.
Non solo, a distanza di più di due mesi, un accordo non è stato ancora raggiunto, ma da qualche settimana (in particolare nella serata del 13 luglio) anche gli attori, rappresentati dal SAG-AFTRA, il sindacato che ne rappresenta circa 160.000 a Hollywood, si sono uniti alle proteste.
Ciò significa che attori e sceneggiatori sono in sciopero simultaneamente per la prima volta in più di 60 anni, portando al più grande blocco delle produzioni cinematografiche e televisive dalla pandemia.
I motivi che hanno spinto gli attori a unirsi allo sciopero sono essenzialmente due:
- Come per gli sceneggiatori, l’uso delle Intelligenze Artificiali. Le case di produzione si vogliono avvalere di software di deepfake per un uso ridotto ai minimi termini di comparse e guest star di film e serie TV in modo tale da pagarle per una sola giornata di lavoro e poi guadagnare sulla loro immagine ricreata artificialmente.
- Un ripensamento sui residuals, che secondo i membri del sindacato sono diminuiti in modo significativo con l’aumento dei servizi di streaming come Netflix e Prime. I residuals sono un compenso finanziario versato agli attori ogni volta che le serie televisive e i film in cui sono apparsi vengono riproposti in TV. E dal momento che sulle piattaforme di streaming non esistono le repliche, gli attori vengono pagati solo per l’uscita nonostante il numero di volte in cui un prodotto viene visualizzato.
Come si risolverà la questione ora che anche gli attori sono scesi in campo? Che sia vicino il momento di un accordo?