Potrebbe aver viaggiato fin oltre i confini dell’Impero Romano il medico la cui sepoltura è stata portata alla luce dagli archeologi presso Jászberény, nella regione di Jászság (Ungheria centrale), a circa 55 chilometri a est della capitale Budapest.
La tomba contiene naturalmente i resti dell’individuo, lo scheletro quasi completo di un uomo fra i 50 e i 60 anni senza particolari problemi di salute (nessun segno di traumi o malattie), ma il principale interesse della scoperta risiede nel set di strumenti medici usati dal professionista della medicina 2000 anni orsono, tanto simili agli analoghi in uso oggi e forgiati con grande cura e abilità.
Gli strumenti chirurgici in uso nell’antica Roma erano incredibilmente simili a quelli moderni
Non si tratta del primissimo ritrovamento di questo genere, si era già verificato anche durante gli scavi a Pompei, ma è comunque un caso molto raro. Due casse di legno poste ai piedi della tomba preservavano il set che include pinze, aghi, forcipi e quelli che sono “Bisturi di alta qualità adatti alle procedure chirurgiche” secondo la descrizione di un membro del team che ha effettuato la scoperta.
I manici dei bisturi sono realizzati in una lega di rame impreziositi da decorazioni in argento e sono dotati di lame in acciaio rimovibili; strumenti analoghi erano stati rinvenuti fra la Francia e la Germania occidentale (l’antica Gallia). Gli archeologi hanno inoltre trovato una mola che veniva utilizzata per l’affilatura e forse anche per pestare e mescolare le erbe medicinali.
Il medico si spinse, per motivi solo ipotizzabili, oltre gli allora confini dell’Impero Romano
«È sorprendente di per sé che un medico dotato di attrezzature così prestigiose abbia visitato questa zona [una terra oltre i confini dell’impero, governata nel I secolo d.C. dai Sarmati della tribù Iazyges, con i Daci più a nord]. L’attuale ipotesi è che il medico ben attrezzato, probabilmente addestrato in uno dei centri imperiali, possa essersi recato in quest’area per salvare qualcuno» spiegano in una nota gli archeologi dell’Università Eötvös Loránd (ELTE) di Budapest.
La regione sarebbe divenuta territorio romano dopo che Roma ebbe la meglio sulle tribù locali come i Marcomanni e i Sarmati Iazyges (166-188 d.C.), facendola diventare la nuova frontiera dell’impero fino al quinto secolo, il periodo delle invasioni da parte degli Unni.
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