Una cantina nei pressi di Cabrerolles, Francia meridionale, si chiama Domaine du Météore e tale denominazione è decisamente appropriata: già nel 1950 si sospettò sorgesse in un cratere da impatto meteorico, tuttavia negli anni successivi la tesi fu messa in dubbio per via dell’assenza di caratteristiche tipiche dei siti di tale fenomeno quali i bordi rialzati o peculiarità a livello magnetico.
Ora un nuovo esame del sito rivela che l’intensità magnetica diminuisce in prossimità del centro e ciò è tipico dei crateri da impatto, in seguito al quale le rocce magnetizzate possono andare in frantumi o il loro magnetismo venire neutralizzato in seguito al riallineamento degli atomi responsabili della creazione del campo magnetico stesso.
Sono pochissimi i siti da impatto confermati, sulla Terra
La nuova ricerca evidenzia inoltre nuove, fondamentali caratteristiche: i frammenti di roccia sia dentro che intorno alla depressione mostrano i chiari segni di un forte shock: da roccia fuse e risolidificata (breccia da impatto), ai microdiamanti che si formano solo in seguito a una fortissima pressione, trovati all’interno di sferule ricche del nickel e ferro contenuti nella meteorite che finisce col fondersi già a causa dell’attrito con l’atmosfera e poi nell’impatto.
I ricercatori hanno inoltre condotto un’analisi geoelettrica del cratere poiché la deformazione delle rocce durante un impatto può influenzare il modo in cui tali rocce conducono l’elettricità, ma i dati sono ancora in fase di analisi.
La nuova ricerca non è al momento in grado di fornire una stima su quando sia avvenuto l’impatto, tuttavia si ritiene possa parlarsi di circa 10.000 anni fa.
Circondato da alberi cespugliosi e vitigni Shiraz, comuni in Francia come in Italia, Il Domaine du Météore con i suoi 200 metri di diametro e 30 metri di depressione presenta dimensioni relativamente ridotte per un cratere da impatto meteorico.
Si conosco solo tre crateri di diametro inferiore a 300 metri. Su un totale di 190 identificati, molti meno di quanti ne possiamo vedere anche su un corpo familiare ma molto più piccolo come la Luna poiché sulla Terra le strutture vengono man mano cancellate dalle attività geologica e atmosferiche.
La ricerca, opera di un team guidato dal professor Franco Brenker dell’Università Goethe di Francoforte (Germania) è stata presentata durante la 54esima Lunar and Planetary Science Conference presso la città di The Woodlands, Texas (Stati Uniti) nel marzo 2023.
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