Far sentire al mondo la propria voce senza strumenti potenti come Internet e i social network è difficile, figuriamoci in contesti di guerra e dittatura come quello che dominava negli anni in cui Hitler era al potere. Nessuno spazio, tanto meno per le voci dissidenti.
O meglio, nessuno spazio ufficiale: a quell’epoca, così come in ogni contesto di repressione, le voci fuori dal coro trovarono un modo per farsi sentire e per divulgare il loro dissenso. Ai tempi di Hitler, infatti, nel circuito di stampa clandestina circolavano numerosi testi contro il sistema.
“Confidenze di Hitler” di Hermann Rauschning
Uno di questi era “Confidenze di Hitler” di Hermann Rauschning, un saggista nativo di Torun (nella Polonia di allora): Rauschning aderì al nazismo non appena venne fondato, prima che prendesse potere.
Poté così vedere da vicino il funzionamento del partito e osservare da una posizione privilegiata il Fuhrer e tutti i suoi più stretti collaboratori. In breve tempo, però, Rauschning rimase deluso e iniziò a scrivere un libro, “Confidenze di Hitler”, in cui denunciava le malvagità del dittatore.
Il testo venne dato alle stampe nel 1939 in Francia, seguirono pubblicazioni a Londra e in Svizzera. Arrivò in Italia negli anni successivi: nel circuito della stampa clandestina comparve nell’agosto del 1944, con un aneddoto piuttosto curioso.
La stampa clandestina di “Confidenze di Hitler”
La prima e la seconda edizione vennero date alle stampe a Padova, dalla tipografia “Il Torchio”. Per far passare il testo inosservato, i tipografi decisero di utilizzare per la copertina l’immagine di Pinocchio che fa il gesto del marameo.
Oltre all’immagine, in copertina c’erano anche il titolo e l’autore: naturalmente “Pinocchio” e Carlo Collodi. Autore materiale della stampa fu Giovanni Zanocco, tipografo della Resistenza che non rivelò, neppure in carcere, chi fossero i veri autori del testo.
Il testo fu tradotto dal francese da Paola Zancan e da Egidio Meneghetti; ancora oggi presso l’Istituto veneto per la Storia della Resistenza e dell’età contemporanea dell’Università di Padova sono conservati il manoscritto originale e i bozzetti per la copertina.
I discorsi di Hitler ai suoi collaboratori e alcune conversazioni fra lo stesso e l’autore, il tutto risalente agli anni 1932 – 1934, rappresentano il fulcro del testo e, secondo l’autore, tradiscono già aspetti poco gratificanti della personalità del futuro dittatore, nonché derive pericolose.
Secondo alcuni, il testo può presentare delle imprecisioni o delle inesattezze, dovute alla ricostruzione a posteriori, e pertanto non è da considerarsi completamente affidabile. Tenuto conto anche di questo aspetto, il libro ci offre indubbiamente dei buoni spunti di riflessione.
Limitandoci alle circostanze di pubblicazione clandestina, possiamo riflettere ancora una volta su quanto preziosa sia la libertà, di stampa, di parola e di espressione, spesso e a torto considerata scontata.
LEGGI ANCHE:
La vita di Corrado Govoni, fra poesia e difficoltà
Fabrizia Ramondino, scrittrice cosmopolita del Novecento
Padova passo dopo passo, sulle orme di libri e scrittori
Una poetessa a Venezia, nel Cinquecento: la storia di Gaspara Stampa