Smartphone, tablet e personal computer sono moderni mezzi di comunicazione al centro del dibattito poiché ritenuti causa di problemi legati alla salute dell’individuo e addirittura qualcuno ha adombrato il rischio di un’influenza negativa sul nostro percorso evoluzionistico come specie.
In epoca vittoriana i ricercatori mostravano le stesse preoccupazioni, ma il bersaglio era ovviamente diverso…
Libri, riviste, quotidiani all’epoca divennero grazie alle nuove tecnologie di produzione della carta e di stampa più economici e via via alla portata di pressoché tutte le classi sociali.
Ma insieme alla comodità dei nuovi mezzi di trasporto, conseguenza dello sfruttamento dell’energia del vapore, proprio l’ampia diffusione della stampa veniva considerata causa dei problemi legati alla sedentarietà, sia per lavori e mestieri sempre più di concetto e meno fisici che per il processo di lettura in sé, ritenuto in particolare causa primaria della cosiddetta miopia urbana.
Chiusi in casa guardando solo oggetti vicini
Come oggi, anche all’epoca veniva messo sotto accusa in particolare il ruolo dell’istruzione, addirittura considerando l’obbligo della frequenza scolastica una iattura per la salute dei giovani.
Ironicamente, a fine Ottocento queste pesanti critiche venivano esse stesse lanciate attraverso articoli su quotidiani e riviste. Le comodità portate dal progresso tecnologico (pur riconoscendone, di solito, anche i meriti) erano ritenute addirittura causa unica dei problemi alla vista di cui nei decenni precedenti era stata registrata una rapida crescita.
E c’era chi addirittura preconizzava, per l’arcipelago britannico come per il resto del mondo civilizzato, un inevitabile declino verso la cecità.
Va detto che mentre gli scienziati come l’oftalmologo Robert Brudenell Carter, autore di una ricerca per conto del governo su eventuali problemi alla vista derivanti dall’ambito scolastico, non usavano toni allarmistici e anzi precisavano che ulteriori studi sarebbero stati necessari, i mezzi di comunicazione di massa uscivano con titoli come “La Nocività del Nostro Sistema Scolastico” o giungevano a conclusioni dal sapore apocalittico: “Si ipotizza [per il prossimo futuro] un’Inghilterra orba”.
Ogni media ha subito nel corso della storia una fase di aspre critiche
E oggi? Negli ultimi sono periodicamente tornati agli onori della ribalta sui mezzi di comunicazione oggi definiti tradizionall come televisione, radio e stampa gli allarmi su questioni come il deficit d’attenzione che sarebbe causato dagli smartphone, che porterebbe al paradigmatico limite di soli 8 secondi il periodo dopo il quale ci distraiamo da quello che stiamo leggendo o ascoltando.
Non altrettanta enfasi viene riservata alle successive smentite o significativi ridimensionamenti di tali allarmi, anche se (come accaduto nel 2019) preannunciati da cautele degli stessi ricercatori i quali precisavano trattarsi di uno studio preliminare da prendere con le dovute cautele poiché la questione andava approfondita, relegando l’aggiornamento a trafiletti a pagina 40 o totalmente ignorati dalle trasmissioni televisive che avevano lanciato l’allarme in prima serata.
La storia è dunque destinata a ripetersi? Vedremo!