Silent book, quando le parole lasciano spazio alle immagini
Qualche anno fa mi sono trovato fra le mani il libro di Monique Felix, C’era una volta un topo chiuso in un libro, e sfogliandolo in libreria rimasi… senza parole: il libro non aveva una sola parola, ma era fatto solamente di immagini.
Avevo fra le mani un silent book, una tipologia particolare di libro la cui peculiarità è la narrazione per immagini e non per parole e frasi. Destinati ai più giovani lettori, specialmente la prima infanzia, i silent book stanno diventando un prodotto molto popolare anche fra gli adulti.
Silent book: i benefici per i più piccoli
Uno dei primi silent book arrivati in Italia è C’era una volta un topo chiuso in un libro di Monique Felix: edito da EL nel 1980, il libro si presenta con un formato accattivante (15×15 cm) e una copertina bordata di rosa.
Protagonista assoluto è un topolino che, imprigionato nel libro, vuole scappare a tutti i costi: dopo diversi tentativi, realizza che basta mangiare la carta per uscire e scoprire così il fantastico mondo che ci circonda.
Immagini ben definite e nitide si stagliano sulle bianche pagine del libro, invitando i lettori, specialmente i più giovani, a riconoscere le immagini, darne un significato e seguire la narrazione, focalizzandosi sulle immagini.
L’assenza di parole rende i silent book particolarmente adatti ai bambini molto piccoli che vengono stimolati da diversi punti, ma risulta anche un ottimo strumento di interazione fra bambini più grandi che si trovino ad affrontare lo scoglio della barriera linguistica.
Silent book per adulti: Undicesimo Comandamento
I silent book, per le loro caratteristiche, si prestano a essere apprezzati anche da un pubblico di adulti. Non è un caso che negli ultimi tempi, l’editoria si stia interessando sempre di più anche a questo genere letterario.
Una delle uscite più recenti è Undicesimo comandamento, dove le protagoniste sono delle balene che invadono i cieli di una città: un evento incredibile che, con le illustrazioni di Tommaso Carozzi e la sceneggiatura di Davide Calì, ci interroga sul rapporto fra uomo e ambiente.
Molto chiaro anche il rimando alla religione dove, suggeriscono gli autori, manca un nuovo comandamento, di estrema attualità. Quello di non sfidare la natura. Un monito, un invito a riflettere e a interrogarci sui limiti che la natura ha posto e che noi abbiamo calpestato.
In un’epoca in cui le parole abbondano, i silent book riescono a togliere per qualche pagina l’audio e riescono ad accendere i riflettori sul messaggio, dimostrando che, anche senza parole, c’è molto da dire.
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