Terra di ghiacci e pinguini, l’Antartide è il continente che ispira avventura e adrenalina. Fra le tante imprese che si sono consumate qui, merita di essere ricordata quella del libro Aurora Australis, il primo libro “scritto, stampato, illustrato e rilegato in Antartide”.
“Aurora Australis”, l’impossibile diviene realtà
Le condizioni di vita in Antartide sono estreme, anche oggi, nonostante tutto il progresso tecnologico, figuriamoci nel 1908, anno in cui l’impresa di editoria che voglio raccontarvi oggi venne compiuta.
Eppure, la straordinaria Nimrod Expedition riuscì nell’impresa: fra gli obiettivi che si erano posti gli uomini comandati da Ernest Shackleton c’era appunto la realizzazione completa (dalla scrittura alla rilegatura) di un libro in Antartide.
Shackleton cercava un’attività che riducesse al minimo la noia polare dei suoi uomini durante il lungo inverno antartico che avrebbero trascorso nel rifugio di capo Royds nell’Isola di Ross, sul lato sud occidentale dell’isola ed ebbe l’idea di pubblicare un libro.
Fu così che George Marston si occupò delle illustrazioni (con litografie e acqueforti). Ernest Joyce e Frank Wild si dedicarono alla stampa e la rilegatura fu affidata a Bernard Day. Complessivamente gli uomini della spedizione stamparono circa 100 copie del libro.
Il numero non è preciso, in quanto non furono numerate e ciò ha dato adito nel tempo al proliferare di falsi; oggi giorno rimangono pochissime copie, tutte in mano a privati, le cui valutazioni hanno raggiunto comprensibilmente cifre da capogiro.
L’idea di Shackleton
Il colpo di genio di Ernest Shackleton fu quello di completare l’intera operazione di editoria in Antartide: il libro scritto, illustrato, stampato e rilegato nella sede della spedizione assunse così un valore impagabile rispetto a un libro che fosse stato stampato in Europa, al ritorno dalla missione.
Nel rifugio venne portata una macchina da stampa direttamente da Londra e l’obiettivo era stampare copie da vendere una volta tornati in Inghilterra per ripagarsi dei costi imprevisti. In realtà, le copie non vennero immesse nel mercato, ma distribuite fra i partecipanti alla spedizione.
Curiosa è la copertina che venne realizzata utilizzando il legno delle casse da tè della Venesta, così come la presenza, nel colophon, delle coordinate geografiche in cui il libro fu stampato e del logo che gli esploratori idearono, composto da due pinguini affiancati.
Navigando online è possibile vedere delle foto di alcune pagine e della copertina di quello che è, a ragione, considerato un gioiello dell’editoria, un libro la cui genesi è essa stessa una storia affascinante e incredibile, da leggere e raccontare.
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