I paleoantropologi ipotizzano l’uso consapevole e controllato del fuoco preceda di molto la comparsa della nostra specie, l’Homo sapiens, e vada piuttosto ricercato in uno dei nostri antenati più primitivi, forse indietro fino a un milione di anni fa, ovvero il periodo in cui avvenne la transizione fra l’Homo habilis e/o Homo ergaster verso il più evoluto Homo erectus.
La difficoltà maggiore in quest’ottica di ricerca risiede tuttavia nel reperire dati affidabili: il metodo principale consiste infatti nell’identificazione visiva delle modifiche nei materiali dovute alla combustione, tipicamente un cambiamento nel colore. In questo modo si sono ottenute prove dell’utilizzo ampiamente diffuso del fuoco a partire da 200.000 anni fa, mentre in soli cinque siti in tutto il mondo sussistono prove ritenute affidabili in grado di spostare il limite a 500.000 anni fa.
I ricercatori del Dipartimento di scienze vegetali e ambientali dell’Istituto Weizmann (Israele) affidandosi a una nuova metodologia che coniuga l’analisi spettroscopica all’uso dell’Intelligenza Artificiale erano già riusciti a trovare indicazioni di combustione controllata su strumenti di pietra risalenti a un periodo compreso tra 200.000 e 420.000 anni fa, in siti localizzati in Israele.
La stessa tecnica applicata alla cava di Evron, sito paleolitico nella Galilea occidentale, ha valutato che reperti come strumenti in pietra e resti animali furono esposti al fuoco in un periodo compreso fra gli 800.000 e il milione di anni fa: 26 strumenti in selce furono sottoposti a una gamma di temperature, fino a oltre 600°. A un’analisi spettroscopica sono stati sottoposti anche 87 resti animali e in particolare una zanna d’elefante mostra cambiamenti strutturali causati da un intenso riscaldamento.
Il team di ricercatori ritiene sia necessario guardare l’archeologia da una prospettiva diversa, facendo uso di nuovi strumenti che potranno consentire di effettuare scoperte finora impensabili, partendo dall’applicazione del metodo affinato in questa ricerca: sfruttandolo per l’analisi di altri siti del Paleolitico inferiore si potrebbero identificare ulteriori prove non visive dell’uso del fuoco e offrire una nuova visione d’insieme, nello spazio e nel tempo, sulle origini e sull’uso controllato del fuoco e sul legame con l’evoluzione dei gruppi di ominidi e lo sviluppo delle prime società.
Quella denominata ipotesi della cucina si ritiene per esempio essere stata fondamentale nel determinare la nostra evoluzione, consentendo agli ominidi non solo di stare al caldo, fabbricare armi e allontanare i predatori ma anche di cucinare, eliminando gli elementi patogeni, facilitando la digestione e incrementando il valore nutritivo del cibo.
Per approfondire: Hidden signatures of early fire at Evron Quarry (1.0 to 0.8 Mya), PNAS (giugno 2022)
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