Lontano dallo stereotipo di intellettuale sempre chino sui libri, Gabriele D’Annunzio è stato un vivace protagonista e personaggio della storia del secolo scorso, complici le imprese che sono diventate leggenda e un’abitazione, il Vittoriale, che sfugge a qualsiasi etichetta.
Non stupisce, quindi, che, qua e là nella sua ricca produzione, Gabriele D’Annunzio abbia raccontato, ricostruito e anche romanzato episodi della sua infanzia e della sua prima gioventù in linea con il suo stile.
La nascita e la famiglia di origine
In una rapida rassegna degli episodi del giovane D’Annunzio, incominciamo con la nascita che avvenne il 12 marzo 1863 a Pescara. Già su questo evento, il poeta romanzò la vicenda biografica, durante un’intervista rilasciata in Francia nel 1893.
Infatti, narrò di essere nato in mare: era una notte di tempesta e sua madre si trovava a bordo di un brigantino della flotta di famiglia quando mise al mondo Gabriele. Il racconto si svelò ben presto troppo gonfiato per essere vero e, quindi, D’Annunzio decise di non farne più menzione.
Il padre, Francesco Paolo Rapagnetta D’Annunzio, era un signorotto di provincia, dal carattere un po’ esuberante come attestano la passione per il gioco e per le donne. Accolse con entusiasmo la nascita del suo primo figlio maschio, dopo due figlie.
Non solo il padre, ma anche il nonno materno adoravano il bambino Gabriele: si narra che il nonno, appena nato il nipote, depose sul suo capezzale un sacchetto di monete il cui peso era pari al peso del neonato, rispettando un’antica consuetudine.
Avrete notato che il padre aveva due cognomi, Rapagnetta D’Annunzio: il motivo è ascrivibile all’adozione di Francesco Paolo da parte di uno zio benestante che comportò l’aggiunta del cognome dello zio adottivo, D’Annunzio appunto, al cognome Rapagnetta.
Gabriele venne registrato all’anagrafe con il solo cognome d’Annunzio, con la “d” minuscola, mentre sceglierà di utilizzare sempre la lettera maiuscola per firmare le proprie opere e i propri scritti.
Gli anni dell’infanzia
D’Annunzio trascorse un’infanzia felice e serena, coccolato e adorato in famiglia e dalle donne di casa che riuscivano a domare con poco il carattere ribelle e capriccioso del futuro poeta.
Ai capricci del bambino, infatti, bastavano delle coccole, delle carezze o anche solo lo sfogliare le illustrazioni di un libro per far passare i momenti di ribellione e riportare l’armonia nella casa, dove le donne avevano un ruolo dominante.
Abruzzese di nascita, il poeta conservò sempre uno stretto legame con la sua terra di origine, cantandone in più parti la gente, le abitudini e il legame che univa la sua persona con le persone della sua terra natia.
Aveva avuto antenati di origine marchigiana e, finita la tenera età, si trasferì a Prato per gli studi liceali: sin dai primi anni della sua vita, nella figura di D’Annunzio confluivano influenze di più parti d’Italia, un piccolo anticipo del suo ruolo cruciale nella nostra storia del secolo scorso.
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