Era il 1922 e uno dei libri che avrebbe segnato per sempre la storia della letteratura mondiale veniva pubblicato per la prima volta: stiamo parlando dell’Ulisse di James Joyce, uno dei capolavori della letteratura e da molti considerato primo romanzo moderno.
Contenitore di una pluralità di generi, l’Ulisse di Joyce presenta numerosi monologhi interiori, quella particolare forma, tecnica narrativa in cui i pensieri del soggetto, lasciati vagare in libertà, vengono riportati nel testo.
Il monologo interiore
Tutti noi, quotidianamente, ci perdiamo nel labirinto dei nostri pensieri, delle nostre osservazioni, e considerazioni, seduti davanti a un caffè, in coda alla cassa del supermercato o mentre aspettiamo l’arrivo dell’autobus.
E tutti quanti possiamo assolutamente assicurare che, a prescindere da tematiche e contenuto del nostro flusso di coscienza, le parole, le immagini che circolano nella nostra mente lo fanno senza forme e formalità e, tanto meno, con punteggiatura.
Motivo per cui molte pagine dell’Ulisse di Joyce dominate dai monologhi interiori sono prive di punteggiatura: mettere ordine ai pensieri è difficile, se non impossibile, figuriamoci dargli una punteggiatura!
Questione di pensieri, ma non solo
I pensieri non hanno ordine e punteggiatura, vero, ma non è l’unica motivazione per cui l’Ulisse di Joyce presenta pagine con poca punteggiatura: secondo alcune ipotesi, l’assenza di punteggiatura nelle pagine di James Joyce è attribuibile anche alla scarsa vista dell’autore.
Il celebre scrittore irlandese fu cagionevole di salute nel corso di tutta la sua vita, condizioni che alcuni eccessi di alcol e fumo aggravarono. Fra le debolezze fisiche che lo tormentavano c’era la vista.
L’iniziale ipermetropia, cioè la difficoltà a vedere da vicino, negli anni si aggravò e Joyce iniziò a perdere la vista, nonostante gli undici interventi chirurgici a cui si sottopose; impegnato nel comporre il suo Ulisse, Joyce si ingegnò per continuare a scrivere, nonostante la vista.
Secondo alcune fonti, Joyce iniziò a scrivere sdraiato sul letto e utilizzò matite colorate per far risaltare il contrasto fra la calligrafia e il foglio; pare inoltre che, per aumentare la luminosità del foglio, soprattutto nelle ore serali, indossasse un camice bianco.
Tutto ciò, pare, non abbia sortito gli effetti sperati: Joyce, impossibilitato a distinguere i segni grafici fra le parole, abbandonò definitivamente ogni forma di punteggiatura, lasciando intere pagine senza interpunzione.
La versione dell’ipermetropia di Joyce come motivo di scarso utilizzo della punteggiatura nell’Ulisse è plausibile. Ad ogni modo, vista o volontà, la scelta stilistica operata da Joyce ha contribuito a rendere il libro il capolavoro che tutti conosciamo oggi.
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