L’epidemia di influenza spagnola, che ha flagellato il mondo subito dopo la Prima guerra mondiale, negli ultimi due anni, ovvero da quando il Coronavirus tiene in scacco il mondo, è stata oggetto di rinnovato interesse da parte di tutti.
La devastante influenza spagnola
In passato, infatti, la Prima guerra mondiale fu una carneficina talmente devastante da aver “offuscato” l’epidemia di “bronchite purulenta”, come venne identificata dai medici che per primi curarono i malati, e nota al mondo come influenza spagnola.
Tale circostanza non deve distrarci dalla mortalità della malattia che riuscì a mietere fra i 50 e i 100 milioni di morti in tutto il mondo; fu proprio il conflitto mondiale a favorirne la diffusione, mediante lo spostamento massiccio di truppe fra i vari Paesi in guerra.
I primi casi di influenza spagnola vennero rilevati in Francia, in un accampamento militare dove i medici constatavano numerosissimi decessi fra i giovani soldati per il decorso molto aggressivo di una malattia respiratoria caratterizzata dall’accumulo di liquido infetto nei polmoni.
Erano gli anni 1916, 1917 e il conflitto infuocava: l’allarme lanciato dai medici militari rimase inascoltato e, quando ormai l’epidemia era fuori controllo, la notizia fu oggetto di censura da parte dei giornali.
L’influenza spagnola nel romanzo di Virginia Woolf
Come accennavo, l’impatto del conflitto mondiale fu talmente forte da portare in secondo piano, nella sensibilità collettiva, il dramma dell’influenza spagnola. Non solo nella popolazione, ma anche nella letteratura.
Queste sono alcune delle osservazioni che a cui la studiosa Elizabeth Outka è arrivata e che ha illustrato nel suo saggio Viral Modernism: The influenza pandemic and Interwar literature, pubblicato nel 2019, curiosamente, prima dello scoppio dell’epidemia da Coronavirus.
Outka rileva che la letteratura del periodo si concentrò principalmente sulle vittime e sulla sofferenza generata dal conflitto mondiale, mentre i milioni di persone uccise dall’influenza spagnola vennero ignorati.
In questo senso, in Mrs Dalloway, il celebre romanzo di Virginia Woolf, non viene fatto cenno alla malattia di bronchite purulenta, ma sono numerosi gli indizi che ci portano a concludere che l’omonima protagonista era guarita proprio dall’influenza spagnola.
Innanzitutto, nell’incipit del romanzo, Virginia Woolf ci descrive Mrs Dalloway guarita (senza esplicitamente dirci da cosa) e, per questo, con il cuore indebolito e i capelli bianchi. Ed, inoltre, proprio perché non è piu’ malata, esce e va’ a comprarsi dei fiori.
Supportano la tesi che Mrs Dalloway fosse guarita dalla spagnola anche la collocazione temporale del romanzo, ambientato nel 1923, e i funesti rintocchi del Big Ben che, scrive Woolf, danno solennità e sospensione.
Ieri, come oggi, i rintocchi sono utilizzati per commemorare i morti della malattia e, dopo aver vissuto il duro lockdown e le diverse ondate di questi anni di pandemia, riconosciamo quanto mai la lugubre atmosfera che magistralmente Virginia Woolf ci ha lasciato.
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