Scoperto nella Formazione Hell Creek nel Dakota del Sud nel 2014, Big John è il più grande esemplare di triceratopo (Triceratops horridus) documentato: lungo 7,15 metri e alto 2,7 al garrese, con il solo cranio lungo 2,62 metri e largo 2. Vissuto 66 milioni di anni fa, al termine del Cretaceo e dell’era stessa dei dinosauri, deve il suo nomignolo al proprietario del terreno (un ranch) in cui venne portato alla luce. Ricostruito a Trieste, Big John balzò agli onori delle cronache, e delle controversie, quando fu messo all’asta a Parigi nel 2021. Da una stima di circa un milione e mezzo di euro, fu venduto a un acquirente tutt’ora anonimo per 6,65 milioni di euro.
È stato recuperato oltre il 60% dello scheletro: il 30% verrebbe già considerato un ritrovamento eccezionale
Questa specie è uno dei dinosauri più impressi nell’immaginario comune, dotato di corna e di una caratteristica ampia balza intorno al collo formata da ossa craniche parietali e squamose estese. I ricercatori oggi ritengono la balza ossea servisse come protezione durante i combattimenti contro altri triceratopi piuttosto che contro predatori come il Tirannosauro, come si dava per scontato un tempo.
E secondo uno studio a opera di un team di paleontologi italiani, i resti fossili di Big John mostrano lesioni al cranio che potrebbero effettivamente essersi verificate durante lo scontro con un suo simile. Ruggero D’Anastasio dell’Università degli Studi Gabriele d’Annunzio di Chieti-Pescara ha con i suoi colleghi (fra cui Federico Fanti, volto noto al grande pubblico grazie a una serie di documentari in onda su National Geographic Channel) esaminato l’esemplare.
I giganteschi erbivori preistorici lottavano fra di loro per supremazia sessuale o territoriale, come i mammiferi odierni
I risultati rivelano la presenza di un’apertura a forma di buco di serratura (una finestra, nel significato anatomico del termine) nell’osso squamosale destro. La superficie ossea intorno alla finestra è irregolare e presenta depositi ossei simili a placche, che potevano essere anche essere conseguenza di un’infiammazione o di un’infezione. Il team ha quindi analizzato con il microscopio elettronico campioni prelevati dal margine più ampio, i quali rivelano che il tessuto osseo attorno alla finestra è poroso ed evidenzia una maggiore densità di vasi sanguigni rispetto al tessuto osseo più lontano dalla finestra, suggerendo trattarsi di osso di nuova formazione.
L’osso stesso mostra segni di rimodellamento, come suggerisce la presenza di piccole fosse dette lacune di Howship. Queste caratteristiche indicano che la finestra sia conseguenza di una lesione traumatica, che il colpo sia stato inferto nella parte posteriore della placca e che l’osso stesse guarendo al momento della morte di Big John, avvenuta secondo gli autori dello studio almeno sei mesi dopo la ferita provocata dal corno di un altro triceratopo. La ricerca evidenzia inoltre che i meccanismi alla base del processo di guarigione nei dinosauri siano simili a quelli dei mammiferi.
Fonte: “Histological and chemical diagnosis of a combat lesion in Triceratops” di Ruggero D’Anastasio, Jacopo Cilli, Flavio Bacchia, Federico Fanti, Giacomo Gobbo e Luigi Capasso, Scientific Reports (aprile 2022).
Guarda anche:
- Impronte fossili in Spagna testimoniano la grande velocità dei dinosauri predatori del Cretaceo
- Il T-Rex va in realtà riclassificato in tre distinte specie di tirannosauro?
- Lo scattante piccolo antenato dei dinosauri collolungo che poteva sfuggire ai predatori
- Impronte di dinosauri collolungo su una spiaggia in Galles