Un fossile di sauropodomorfo rinvenuto nell’Inghilterra sudoccidentale risalente a 205 milioni di anni fa (tardo Triassico) appartiene alla specie chiamata Thecodontosaurus antiquus e precede di 20 milioni di anni i sauropodomorfi giganti, i ben noti dinosauri collolungo.
Questo Thecodontosaurus da par suo era invece alto appena trenta centimetri, per una lunghezza complessiva di un metro e venti e un peso di poco superiore ai dieci chilogrammi. In realtà era un bipede, camminava in posizione eretta, e a uno sguardo superficiale ricorda più un teropode, ovvero i predatori come il tirannosauro o i velociraptor, piuttosto che un brontosauro.
I sauropodomorfi comparvero nel Triassico per poi svilupparsi nel Giurassico e Cretaceo
È stato scoperto da tre ricercatori dell’Università di Bristol in un deposito di fessura, ovvero sedimenti accumulatisi in trappole morfologiche come crepacci, buche, grotte, ubicazione che ha contribuito in modo decisivo a proteggerlo dalle intemperie e questo esemplare rappresenta la più antica testimonianza di un antenato dei grandi erbivori quadrupedi.
La specie in sé fu uno dei primi dinosauri a venire descritti scientificamente, già nel 1836, e proprio la zona intorno a Bristol costituisce un vero e proprio giacimento dei suoi fossili, tanto che una ricca collezione ne è conservata presso la locale Università. Ma questo ritrovamento in particolare presenta caratteristiche di enorme interesse.
Lo Speedy Gonzales dei dinosauri
Sono infatti ancora visibili i muscoli delle gambe e il modo in cui essi si legavano alle ossa; si tratta di informazioni in grado, grazie all’impiego di modelli computerizzati, di dirci in che modo una creatura ormai estinta camminasse e corresse. L’accurato esame dell’orientamento e delle dimensioni dei muscoli degli arti ha permesso ai ricercatori di dedurre che il livello di agilità del Thecodontosaurus doveva essere piuttosto elevato.
Le zampe posteriori erano progettate più per correre piuttosto che per sostenere molto peso, come invece avverrà per i suoi discendenti. Scanalature, creste, punti di inserimento, sporgenze, tutto indica che questa creatura era tanto rapida e scattante da poter sfuggire ai predatori superandoli in velocità e agilità.
Il Thecodontosaurus inoltre si muoveva in posizione verticale e i muscoli negli arti anteriori erano meno sviluppati: ciò implica non fossero impiegati per camminare o correre, mentre erano dotate della flessibilità e capacità di essere estese per raggiungere parti più alte di una pianta, come suggeriscono anche profonde scanalature nell’osso. Si trattava insomma di vere e proprie braccia, terminanti in mani taglienti in grado di portare il cibo alla bocca.
Lo studio di questo reperto potrà rivelarsi una tappa fondamentale lungo la comprensione di come e perché queste piccole e scattanti creature bipedi si siano in seguito evolute in massicci giganti dotati di quattro zampe possenti come colonne, fino addirittura ai titanosauri del Cretaceo.
Fonte: “Walking with early dinosaurs: appendicular myology of the Late Triassic sauropodomorph Thecodontosaurus antiquus“, Royal Society Open Science (2022).