Se per molti di noi alzare gli occhi al cielo stellato non è un enigma, probabilmente è anche merito di Margherita Hack che seppe unire alla sua attività professionale di astrofisica una brillante e fluida attività di divulgatrice scientifica.
Accanto alla ricerca accademica, infatti, Hack ha affiancato un intenso impegno di divulgazione dei concetti legati al mondo degli astri per grandi e piccini: numerose sono le sue pubblicazioni presenti nelle librerie.
Nel tempo, ha inoltre pubblicato diversi libri autobiografici, fra i quali ci ha colpito La mia vita in bicicletta nel quale ripercorre la sua vita seguendo un particolare filo conduttore: la sua passione per le due ruote.
La passione per la bicicletta di Margherita Hack
Nata a Firenze nel 1922, Hack sognò a occhi aperti per molti anni la sua prima bici: siamo negli anni del primo dopoguerra e la popolazione fa i conti le difficoltà economiche dell’epoca; possedere una bici era un lusso che pochi potevano permettersi.
Tutto questo non frena la sua passione per le due ruote che si corona solo a 15 anni con la prima bici di proprietà. Da qui è un turbinio di girate per la Toscana dei tempi, momenti di svago che Margherita si concede nei suoi anni di studio.
Passeranno gli anni e, sebbene la passione per la bicicletta non muti, in questa autobiografia Hack ammette che un po’ cala. Sono gli anni dei primi guadagni e l’acquisto di una motocicletta prima e di un’auto dopo mettono in secondo piano la bici.
Poi, d’improvviso riemerge questo amore mai sopito e ritroviamo una Hack matura riprendere in mano la sua bici e scoprire le bellezze del Friuli Venezia Giulia dove si era trasferita ad insegnare all’università di Trieste.
Passione che Hack ha coltivato finché il suo fisico lo ha concesso: il libro, scritto negli ultimi anni della sua vita, contiene riflessioni e considerazioni sul fisiologico decadimento fisico dell’autrice che, per forza maggiore, è costretta ad appendere al chiodo la bicicletta.
Non solo un’autobiografia, ma un viaggio nell’Italia nei decenni
A prima vista, La mia vita in bicicletta sembra un libro di nicchia, per appassionati di bicicletta; invece, mentre leggiamo, pagina dopo pagina, ci troviamo a viaggiare nel tempo e all’improvviso ci troviamo fanciulli ad ascoltare i racconti dei nostri nonni.
Hack, infatti, riesce a raccontarci non solo la sua vita, già di per sé interessante, ma anche la storia dell’Italia nel tempo, con la semplicità di chi ricorda e vuole trasmettere alle generazioni future momenti di vita vissuta.
Fra piccoli aneddoti e riflessioni di carattere personale, ecco che i tratti autobiografici vengono inseriti nella cornice storica della vita di tutti i giorni di allora, rendendoci un affresco di colori, odori e rumori che nessun libro di storia è mai riuscito a darci.
Dall’essenzialità del dopo guerra ai giorni nostri, la società ha vissuto immense trasformazioni e, forse, pochi oggetti come la bicicletta possono meglio rendere questo cambiamento. Così, un libro pensato come autobiografico diventa un libro di storia.
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