21 Novembre 2024
Eophylica priscastellata

L'esemplare della nuova specie Eophylica priscastellata (Credit: Shi et al.)

Rarissimi esemplari di fiori di 99 milioni di anni fa preservati nell'ambra aiutano a comprednere l'evoluzione delle angiosperme (piante da fiore), fra i crucci di Charles Darwin.

Uno, Phylica piloburmensis, appartiene al genus Phylica, tuttora esistente; l’altro, Eophylica priscastellata, vi è strettamente imparentato: si tratta delle due nuove specie di fiori scoperte nel Myanmar settentrionale. Conservate nell’ambra, sono state datate 99 milioni di anni.

Le angiosperme, le piante da fiore, si diffusero in tutto il mondo fra i 135 e i 65 milioni di anni fa; la loro diversificazione ha avuto enormi conseguenze sugli ecosistemi a livello globale, innescando a sua volta fenomeni di diversificazione negli insetti e negli animali, spianando la strada al sorpasso della varietà della vita sulla terraferma rispetto alla vita marina.

Alla fine del Cretaceo le angiosperme avevano ormai sostituito le gimnosperme nel ruolo dominante negli ambienti terrestri. Come fecero le prime piante da fiore a raggiungere una enorme ventaglio di specie dalle svariate forme e colori in un tempo così relativamente breve (su scala evoluzionistica) è la domanda che già si poneva Charles Darwin, definendolo mistero abominevole.

Le controparti odierne vivono in Sudafrica, sostanzialmente identiche

Ma la delicata costituzione delle angiosperme e la conseguente scarsa possibilità di preservarsi durante il processo di fossilizzazione rende arduo lo studio dell’evoluzione, soprattutto nelle sue prime fasi, proprio della loro caratteristica distintiva, il fiore. Ciò che ne sappiamo deriva perlopiù dallo studio della forma inerte, convertita in carbone dopo la combustione.

“Questi fiori, frutti, foglie e polline perfettamente conservati di 100 milioni di anni fa forniscono un’istantanea di un periodo fondamentale nell’evoluzione delle piante da fiore, dimostrando che i primi fiori non erano primitivi come molti supponevano, ma già magnificamente adattati per sopravvivere ai frequenti incendi che devastavano il Cretaceo, una serra planetaria”, afferma il professor Robert Spicer, ricercatore presso la Scuola di Scienze dell’Ambiente, della Terra e degli Ecosistemi della Open University e il Key Laboratory of Tropical Forest Ecology dello Xishuangbanna Tropical Botanical Garden, Accademia cinese delle scienze.

“Se Darwin avesse avuto accesso a tali fossili, il suo “abominevole mistero”, come chiamava l’origine delle piante da fiore, gli sarebbe potuto apparire meno sconcertante poiché il fuoco risulta una componente chiave nel plasmare l’evoluzione dei fiori”.

Una delle due nuove specie, denominata Phylica piloburmensis, appartiene al genere Phylica della famiglia Rhamnaceae, un gruppo vegetale in via di estinzione tipico del fynbos del Regno Floreale del Capo, che sopravvive nonostante i frequenti incendi. L’altra specie, Eophylica priscastellata, rappresenta un gruppo gemello del genere Phylica.

Eophylica priscastellata e Phylica piloburmensis
Comparazione fra Eophylica priscastellata (a-g) e Phylica piloburmensis (h), conservate nell’ambra del Myanmar settentrionale. Scala di riferimento nell’immagine: 0.5 mm. (Credit: Shi et al.)

Sopravvissuti all’eradicazione dei dinosauri

L’esame dei nuovi fossili dimostra che i loro fiori, frutti, foglie e il polline non sono cambiati nonostante 100 milioni di anni di evoluzione, periodo di tempo che ha visto la scomparsa dei dinosauri, la grande diversificazione dei mammiferi e cambiamenti frequenti e a volte di enorme portata a livello climatico.

La struttura peculiare e la resilienza sostanzialmente invariate nel corso di milioni di anni ci dicono che gli adattamenti conseguiti, in particolare quelli che consentono loro di sopravvivere alle devastazioni del fuoco, come dimostrato anche dalla presenza nell’ambra anche di piante parzialmente bruciate, si sono dimostrati di evidente successo.

“Sul fronte della sostenibilità vale la pena evidenziare che man mano che gli incendi diventano più frequenti in questa fase di riscaldamento globale, potremmo essere in grado di imparare molto guardando indietro a un’epoca in cui gli incendi erano così frequenti da plasmare l’evoluzione del gruppo di piante che dominano gran parte della vegetazione mondiale di oggi”, conclude il professor Spicer.

La ricerca Fire-prone Rhamnaceae with South African affinities in Cretaceous Myanmar amber è stata pubblicata sulla rivista Nature Plants (2022).

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