Acqua su Marte allo stato liquido per un miliardo di anni più a lungo di quanto finora ritenuto
Grazie ai dati ottenuti tramite il Mars Reconnaissance Orbiter, un team di scienziati del Caltech ha concluso che l’acqua ha lasciato minerali salini sulla superficie di Marte 2 miliardi di anni fa, quindi ha potuto scorrere allo stato liquido fino a quel momento. Un miliardo di anni più a lungo di quanto finora ipotizzato.
Già nel 2008 la Mars Odissey, sonda della NASA in orbita intorno al Pianeta Rosso dal 2001, aveva individuato circa 200 siti sulla superficie marziana in cui sono presenti caratteristiche spettrali compatibili con il cloruro (sale): questo rivelava il Thermal Emission Imaging System (THEMIS), strumento montato sull’Odissey in grado di analizzare cinque bande nella luce visibile e dieci nell’infrarosso. Ma i depositi erano stati datati fra i 3,9 e i 3,5 miliardi di anni.
Fiumi, laghi e mari nel passato di Marte
Le accurate tecniche di mappatura di Marte avevano rivelato che le forme delle valli scavate sulla sua superficie erano indicative dell’acqua che scorreva sulla superficie del pianeta, ma la scoperta dei depositi di sale era stata la prima prova minerale a conferma della presenza di acqua allo stato liquido.
Il nuovo studio di basa sulle informazioni raccolte tramite il CRSM (Compact Reconnaissance Imaging Spectrometer for Mars) del Mars Reconnaissance Orbiter (MRO) per mappare i sali di cloruro sull’emisfero meridionale di Marte, dove sono presenti crateri da impatto, fra gli elementi utili ai planetologi per determinare l’età del terreno
Meno crateri sono presenti, più esso è “giovane” poiché quelli più antichi sono stati cancellati da fenomeni geologici ed erosivi, come accade sulla Terra. Hanno scoperto che i depositi di sale risultano sorprendentemente sottili, misurano meno di 3 metri, formatisi in depressioni poco profonde su pianure vulcaniche in leggera pendenza risalenti ad “appena” 2,3 miliardi di anni fa.
“Il sale è estremamente solubile, basta la presenza di poca umidità per dissolverlo”, spiega Ellen Leask, ricercatrice presso il Laboratorio di Fisica Applicata della Johns Hopkins University e autrice principale dello studio. “Ne consegue che questi depositi devono essersi formati durante l’evaporazione dell’ultima acqua presente su larga scala sul pianeta”.
Il futuro dell’esplorazione alla ricerca della vita
Come illustra Bethany Ehlmann, professoressa di Scienze Planetarie presso il Caltech e coautrice dello studio, l’analogia più vicina sulla Terra è rappresentata dalle catene di fiumi e laghi che si formano in Antartide in seguito allo scioglimento dei ghiacci sopra il permafrost: l’acqua non può penetrare in profondità nel terreno ghiacciato sottostante, perciò quando evapora lascia un sottile strato di sale.
Grazie ai nuovi dati a disposizione il team ha potuto determinare che l’acqua scorreva ancora su Marte in un periodo compreso tra i 2 e 2,5 miliardi di anni fa. Questo naturalmente amplifica le possibilità Marte potesse offrire condizioni adatte allo sviluppo della vita molto più a lungo di quanto finora ritenuto.
Sono diverse le missioni in corso su Marte in questo momento, inclusi diversi rover operativi sulla superficie: ma il Perseverance, alla ricerca di tracce di antica vita marziana e con il compito di raccogliere campioni che verranno nei prossimi anni portati sulla Terra, sta esplorando un’area che dovrebbe essere di un miliardo di anni più antica di alcune delle regioni interessate dal nuovo studio, che offre quindi nuovi obiettivi per le future missioni sul Pianeta Rosso.
La ricerca “Evidence for Deposition of Chloride on Mars From Small-Volume Surface Water Events Into the Late Hesperian-Early Amazonian“ è stata pubblicata su Advancing Earth and Space Science.