“I Promessi Sposi” è uno dei supremi capolavori della letteratura italiana e si inserisce nel novero dei romanzi storici: in una cornice storica ben definita si sviluppa la travagliata storia d’amore fra Renzo e Lucia, lasciando spazio anche a personaggi realmente esistiti ed eventi accaduti.
Fra i personaggi storici richiamati nel romanzo troviamo il cardinale Federigo Borromeo che visse nel XVI secolo e che occupa buona parte del capitolo XXII, nel quale Manzoni descrive le attività e le opere in cui il Cardinale si distinse in vita.
La vita del cardinale Federigo Borromeo ne “I Promessi Sposi”
Nato nel 1564, studiò presso il Collegio pavesino fondato dal cugino Carlo dedicando la sua vita, sin da giovane, alla Chiesa. Fu arcivescovo di Milano e conformò la sua esistenza ai canoni di semplicità e frugalità.
Ad esempio, ricorda il Manzoni, sin da giovane, nonostante la sua condizione economicamente agiata, rifiutava di indossare vesti che non fossero dimesse. Una singolarità se richiamiamo alla mente la costante ricerca di vezzi e vanità di Gertrude, la monaca di Monza.
Si distinse anche al di fuori della carriera ecclesiastica: sua fu l’idea della Biblioteca Ambrosiana, istituto che venne aperto all’intera cittadinanza, con una decisione “populista” che si poneva in netto contrasto con la situazione allora dominante.
Ai tempi, infatti, la concezione dello studio era ben diversa da quella attuale: si studiava per il solo piacere di studiare, senza risvolti pratici oppure si studiava per esercitare un potere. Ricordiamo tutti lo sgomento del povero Renzo vittima dei tecnicismi dell’avvocato Azzeccarbugli.
Manzoni condivide pienamente la scelta del Borromeo di aprire le porte della cultura a tutti, così come apprezza particolarmente il Cardinale per il suo modo di intendere la religione e la vita consacrata.
Borromeo fu, nella sua missione religiosa, un uomo di impegno pratico, che si mise in campo e Manzoni, particolarmente disgustato della visione illuminista dei suoi tempi, fatta di apparenza e formalismi, trova in Borromeo un modello, un esempio.
Lo stile usato dal Manzoni per Federigo Borromeo
Manzoni, nel descrivere Cardinal Borromeo, ricorre allo stile del panegirico, un elogio dove trovano spazio le molte virtù che lo contraddistinsero in vita. Affine a un’agiografia, la narrazione si snoda fra gesta virtuose, descritte con magniloquenza e pomposità.
I motivi di comunione con le idee e soprattutto con le attività del Cardinale, come abbiamo visto, sono molte anche se non mancate delle zone d’ombra nella vita del Borromeo che Manzoni abilmente glissa. Ad esempio, Borromeo condannò al rogo eretici e streghe.
La lettura del capitolo XXII de “I Promessi Sposi” ci lascia, in conclusione, due spunti interessanti: da una parte, la biografia di un uomo di Chiesa e, dall’altra parte, la capacità di Manzoni di cimentarsi anche stili letterari differenti da quelli che usava frequentemente.
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