23 Novembre 2024
corridori

Carta, penna e… runners: nell’immaginario collettivo dello scrittore dovremmo includere non solo i classici “strumenti del mestiere”, ma anche le scarpe da corsa. Sono infatti molti gli scrittori che corrono, oggi come ieri.

Scrittori che corrono dei giorni nostri e del passato

A differenza di quanto possa sembrare, l’abitudine di correre fra gli scrittori non è recente: pare che Louisa May Alcott, l’autrice di Piccole Donne, fosse solita a correre; ma anche Charles Dickens, Walt Whitman e Mary Shelley. 

Più recentemente, Don DeLillo, autore contemporaneo che ha più volte criticato l’America di oggi, ha dichiarato di praticare la corsa, così come la scrittrice statunitense Joyce Carol Oates e il giapponese Haruki Murakami. 

Joyce Carol Oates, autrice di oltre cento titoli, molti dei quali divenuti best seller della narrativa contemporanea, ha attribuito alla corsa il potere di farle visualizzare le immagini che poi confluiscono nei suoi libri.

Sostiene, infatti, che nel momento in cui si accinge a scrivere le immagini le si concretizzino nitidamente davanti. Non meno importante è la corsa per Haruki Murakami che ha addirittura pubblicato un libro sul tema, “L’arte di correre”.

Complice la tendenza ad accumulare grasso in eccesso, Murakami, da quando è uno scrittore a tempo pieno, si è dedicato alla corsa con regolarità ed ha raggiunto un livello di allenamento tale da poter partecipare a numerose competizioni agonistiche.

Correre: non solo un passatempo, ma un toccasana per la mente

Correre è faticoso, non c’è dubbio, ma lo sforzo profuso viene poi ripagato dal rilascio delle endorfine, i c.d. ormoni del benessere. In aggiunta a ciò, studi recenti hanno associato alla corsa un ulteriore elemento positivo.

La corsa sarebbe, infatti, l’unica attività che consente la generazione di nuove cellule cerebrali in età adulta. Ma non solo: le cellule neonate andrebbero ad agire, pare, sull’ippocampo, la parte del cervello legata al ricordo.

A sostegno non solo della teoria della neurogenesi, ma anche della correlazione con le attività dell’ippocampo, ci sarebbe la produzione letteraria di Joyce Carol Oates che è spesso associata al ricordo. 

Correre fa dunque molto bene: in una società sedentaria come la nostra, mantenere uno stile di vita attivo concorre a contrastare numerose patologie, ma anche a stimolare il nostro cervello e l’attività creativa correlata. 

Resistere all’eco delle sirene proveniente dal divano di casa, lo sappiamo, è spesso difficile, ma leggere di scrittori che, con costanza e dedizione, praticano la corsa non può che essere da stimolo per indossare le nostre runner e uscire a correre.

LEGGI ANCHE:

Haruki Murakami e il Nobel mancato

Londra: il Museo Charles Dickens acquista più di 300 lettere inedite da un collezionista privato

Un tocco di colore getta nuova luce sulle vite dickensiane degli ordinari vittoriani

Umorismo e psicologia: II Parte – I benefici della risata sulla mente e sul corpo

Rispondi

Sito in Manutenzione