Il termine “Manierismo” è stato usato per la prima volta dallo storico Luigi Lanzi per indicare lo stile della pittura italiana nel periodo che va dal 1520, anno della morte di Raffaello Sanzio, alla fine del Cinquecento.
La corrente artistica, che si sviluppò principalmente in Italia per poi estendersi in Europa, segna la fine del Rinascimento ma allo stesso tempo precede e introduce il Barocco. Inizialmente, il termine era stato coniato per indicare come “negativo” lo stile di quell’epoca.
Tuttavia, intorno al XIX secolo, grazie a storici che studiarono a fondo quell’epoca, è stato ribaltato il concetto di Manierismo, che viene da adesso in poi definito come lo stile anticlassico per eccellenza. Scopriamo come teorici e storici di fama sono giunti a questa conclusione.
Cenni storici sul Manierismo
Prima ancora che venisse coniato il termine “Manierismo” (che non esisteva fino al XVI secolo), veniva usato il termine “maniera”, come si riscontra nel Libro dell’Arte di Cennino Cennini (1390 circa) e in Le Vite del Vasari. Quest’ultimo usava il termine per indicare le qualità di armonia, grazia e virtuosismo che avevano gli artisti della sua epoca, considerati dal Vasari di gran lunga migliori e superiori di altri artisti.
E’ importante sottolineare che l’anno in cui il Manierismo esplose fu proprio il 1527, anno del Sacco di Roma, che mise in fuga molti discepoli di Raffaello, spinti ad andar via anche dal fatto che il maestro non c’era più. Il nuovo stile si diffuse rapidamente in tutta la penisola, e venne visto dagli storici come una mera imitazione delle opere degli artisti famosi dell’epoca, fra cui anche Michelangelo Buonarroti.
Per tutto il Seicento e fino al XIX secolo l’arte del Manierismo venne quindi considerata un’imitazione dello stile del Cinquecento, quindi priva di originalità. Sarà Dvorák a dare una nuova interpretazione a questa corrente artistica e a riabilitare gli artisti che ne hanno fatto parte, ma fu W. Friedländer a darle la definizione di “stile anticlassico”.
Stile anticlassico in contrapposiozine al Rinascimento
Nel 1915, con la definizione di Manierismo come stile anticlassico data da W. Friedländer, la corrente artistica venne rivalutata e vista non più come semplice imitazione dell’arte del Cinquecento.
Friedländer riconobbe nell’arte manierista dei caratteri propri come l’espressionismo, il soggettivismo, l’animazione, la fantasia e la tendenza al drammatico. Questi furono i tratti che hanno identificato il Manierismo e che hanno attribuito alla corrente uno stile proprio, anticlassico ed in contrapposizione al Rinascimento, che inneggiava all’armonia.
Addirittura, secondo Friedländer, il Manierismo si divide in più fasi. La prima fase coincide con l’arte di Michelangelo, la seconda fase, invece, decretò il successo dell’artista. Non solo, secondo gli studi di Friedländer il Manierismo anticipò l’arte del Seicento.
Come viene visto oggi il manierismo
Il proliferare degli studi ha portato in evidenza non solo i caratteri formali del Manierismo, ma anche le cause che lo hanno generato. Alcune teorie vedono in questa corrente una prevalenza dello spirito umano, che si manifesta quindi a prescindere dalle situazioni sociali dell’epoca, altre riconoscono interpretazioni di carattere filosofico e letterario.
Ad oggi, considerata l’espansione della corrente in tutta l’Europa, gli studiosi definiscono “manierismi” gli stili che hanno caratterizzato quel periodo, diversi in ogni nazione in cui si sono affermati.