Infermiere: l’evento storico che spinse le donne a entrare in corsia
Prima della Guerra di Secessione, erano gli uomini a prendersi cura dei malati, ma poi con lo scoppio del conflitto e la conseguente crisi sanitaria, donne provenienti da ogni ceto sociale risposero alle richieste di aiuto. E nacquero le infermiere.
Oggi le infermiere donne sono una presenza pressoché fissa e normale nelle corsie degli ospedali, così come anche le dottoresse, ma poco più di trecento anni fa non era così.
Prima della Guerra di Secessione, c’erano gli steward a occuparsi dei malati e si pensava che le donne fossero troppo fragili per vedere le sofferenze umane, figurarsi poi a entrare in corsia: l’idea stessa era inconcepibile per la mentalità (maschilista) dell’epoca.
Poi però, con lo scoppio del conflitto e la crisi sanitaria, le alte sfere cominciarono a chiedere sempre più volontari, anche per occuparsi dei feriti e dei moribondi che giacevano nelle corsie. E le donne, grandi escluse prima della guerra, risposero in massa.
Guerra di Secessione: le cause della crisi sanitaria
Dei circa 620mila morti provocati dalla Guerra di Secessione, circa i due terzi furono dovuti alle malattie.
Se un proiettile non uccideva subito un soldato, l’infezione che si sarebbe sviluppata in seguito, avrebbe potuto farlo. E le malattie infettive, che si diffusero negli ospedali, devastarono sia i soldati sia gli operatori sanitari.
In mezzo a questo disperato bisogno di operatori sanitari, le donne iniziarono a fare volontariato come infermiere per i soldati feriti.
Dopo la guerra, le donne continuarono a lavorare come infermiere e nel ramo medico. Nel 1900 rappresentavano il 91% degli infermieri americani.
Donne volontarie come infermiere
Quando iniziò la Guerra di Secessione nel 1861, i lavori medici non erano ancora professionalizzati come lo sono oggi.
La chirurgia non faceva parte della professione medica e, per diventare dottore, l’unico requisito era un apprendistato con un medico e alcuni corsi.
Molte delle persone che si offrirono volontarie come chirurghi durante la guerra civile, impararono a operare sul posto di lavoro.
Allo stesso modo, non c’era una formazione richiesta per le infermiere, che facevano volontariato negli ospedali di guerra, quindi anche la maggior parte della loro formazione è avvenuta sul posto di lavoro.
Sebbene sia i dipartimenti medici militari dell’Unione sia quelli dei Confederati preferissero usare gli uomini negli ospedali di guerra, il bisogno di infermieri diventò già evidente nei primi mesi del conflitto.
Molti degli uomini che finirono a lavorare come infermieri in questi ospedali, erano in realtà soldati feriti a cui era stato chiesto di aiutare a curare ancora più soldati feriti.
Sia le donne bianche sia le donne nere libere cercarono di soddisfare questo bisogno facendo volontariato come infermiere, sebbene avessero esperienze molto diverse.
Alle donne nere libere venivano spesso assegnati compiti ritenuti più umili e spesso potevano curare soltanto soldati neri o altre infermiere.
Nella Confederazione, i proprietari di schiavi costringevano le donne nere schiave a svolgere compiti di cura per i soldati feriti. I proprietari di schiavi, per questo servizio fornito dalle loro “schiave”, ricevevano un compenso.
Florence Nightingale, Dorothea Dix e le altre
Le infermiere americane che lavoravano nelle corsie durante la guerra civile, potrebbero aver sentito parlare della britannica Florence Nightingale, fondatrice della Croce Rossa e che aveva già sottolineato i vantaggi della formazione per infermieri durante la Guerra di Crimea del 1850.
La Nightingale aveva contribuito in modo significativo a stabilire l’assistenza infermieristica come professione in Gran Bretagna e a influenzare anche il modo con cui alcune americane avevano iniziato a pensare all’assistenza infermieristica durante la Guerra di Secessione.
Nel 1861, l’esercito degli Stati Uniti nominò Dorothea Dix come prima sovrintendente delle infermiere. La Dix implementò un sistema per le donne di fare volontariato per incarichi infermieristici di tre mesi durante la guerra.
Oltre a stabilire standard di cure per le infermiere che lavoravano come volontarie per l’esercito, contribuì anche a plasmare l’immagine di come avrebbe dovuto essere un’infermiera.
Per fare volontariato sotto la Dix, le donne dovevano avere un’età compresa tra i 35 e i 50 anni, essere in buona salute e avere un aspetto semplice.
Un’altra infermiera molto influente durante la Guerra di Secessione fu l’abolizionista Clara Barton, che divenne nota come “L’Angelo del Campo di Battaglia” e fondò la Croce Rossa americana.
Nel 1862 fece un viaggio straziante su un carro per consegnare forniture mediche all’ospedale di guerra vicino al campo di battaglia di Cedar Mountain, in Virginia.
Cinque giorni e cinque notti, con tre ore di sonno, una fuga a un pelo dalla cattura, e alcuni giorni per portare i feriti negli ospedali di Washington.
A volte le capitava di sentirsi dire che le posizioni che occupava, erano rozze e sconvenienti per una donna, e lei rispondeva:
“Sono rozze e sconvenienti anche per gli uomini.”
L’assistenza infermieristica diventa professionale…e femminile
Migliaia di donne prestarono servizio come infermiere durante la Guerra di Secessione, che è servita da catalizzatore per l’ingresso di più donne in ambito medico.
Come altri lavori medici, l’infermieristica divenne più professionalizzata e specializzata durante la fine del XIX secolo.
Nel 1873, il Bellevue Hospital di New York aprì la prima scuola per infermieri degli Stati Uniti basata sugli standard sviluppati da Florence Nightingale.
Nello stesso anno, gli ospedali di Boston e di New Haven aprirono scuole simili.
Tuttavia, questa professionalizzazione contribuì anche a creare una gerarchia di genere nella retribuzione e nel prestigio.
All’inizio del secolo, gli uomini costituivano ancora la maggior parte dei medici e dei chirurghi, mentre sempre più donne svolgevano lavori infermieristici a bassa retribuzione, considerati meno prestigiosi.
Oggi l’infermieristica è la più grande professione sanitaria negli Stati Uniti (e nel mondo). Sebbene sempre più uomini siano diventati infermieri nel XXI secolo, le donne rappresentano ancora lo zoccolo duro della professione, con ben il 91% delle presenze.
Di Francesca Orelli
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