21 Novembre 2024
Rifugio Regina Margherita

Monte Rosa: la Capanna Osservatorio Regina Margherita in Valsesia, il rifugio alpino più alto d'Europa, ospita oltre agli escursionisti anche i ricercatori del CNR e di altri istituti italiani di tutto il mondo.

Lo studio di due colonne di 80 metri estratte dal ghiacciaio di Colle Gnifetti fornisce preziosi dati su duemila anni di clima, ambiente e storia dell'industrializzazione

I ghiacci rappresentano un forziere ricco di informazioni sul clima e sulla vita della Terra del passato: grazie ai carotaggi nelle calotte polari è possibile risalire fino a 800.000 anni fa e prossimamente si potrebbe più che raddoppiare questo limite. Anche i ghiacciai alpini sono preziosi per questo tipo di ricerca, soprattutto in relazione alle ultime decine di migliaia di anni e alla presenza umana.

Il ghiacciaio di Colle Gnifetti è ubicato fra Italia e Svizzera a 4450 metri sul livello del mare; ciò gli permette di evitare il fenomeno dello scioglimento (fusione) di quelli a quote più basse che porterebbe a un rimescolio delle informazioni preservate, come strati geologici che si confondessero fra di loro rendendo vani gli studi che ricercano una precisa cronologia su cui fare affidamento.

È fondamentale poter contestualizzare storicamente i microfossili

Il nuovo studio internazionale, pubblicato sulla Geophysical Research Letters, si basa su due carote di ghiaccio lunghe rispettivamente 75 e 82 metri al cui interno sono state cercate tracce di microfossili e di isotopi di ossigeno; è la prima volta in Europa, studi analoghi erano già stati effettuati in Sudamerica, Asia centrale e Groenlandia, ma il Vecchio Continente presenta un vantaggio rispetto ad altri siti, ovvero un’ampia documentazione storica sugli eventi verificatisi in epoca storica: eruzioni vulcaniche, alluvioni, siccità, carestie, descrizione di cambiamenti climatici come la Piccola Era Glaciale o di attività umane.

È infatti fondamentale poter esaminare in parallelo le due fonti, quella storica e quella paleobiologica e geologica, in modo da poter abbinare la causa all’effetto e determinarne la portata. I risultati mostrano per esempio, tramite i pollini, prove dell’influenza di specie invasive portate da fuori dell’Europa sull’ambiente locale nel corso degli ultimi cent’anni, ma le sorprese più grandi riguardano l’apparire dell’inquinamento atmosferico da fonti fossili prima di quanto finora ipotizzato.

I ghiacciai alpini preservano informazioni provenienti da tutto il continente e dal Nordafrica

I ricercatori hanno infatti trovato prove della combustione di carbone nel Regno Unito risalenti intorno all’anno 1780 anziché alla metà del 1800 (settant’anni più tardi), in corrispondenza dell’inizio dell’era industriale, com’era invece atteso. Questo genere di consapevolezza può implicare significati di grande importanza in sede di creazione dei modelli relativi al cambiamento climatico globale.

L’analisi comparata di eventi noti scritti su carta con le testimonianze registrate nei ghiacci, dalle crisi sociali conseguenti i cambiamenti climatici, gli incendi che hanno devastato le foreste o le epidemie ai cambiamenti nelle tecniche agricole con l’introduzione di colture più resilienti, può offrire una relazione causa-effetto e una panoramica cronologicamente precisa delle conseguenze della storia umana, in particolare la storia dell’industrializzazione, sull’ambiente in cui viviamo, in modo più efficace rispetto a metodi convenzionali applicati finora.

Ulteriori risultati arriveranno in futuro sia in relazione all’approfondimento degli studi sulle due carote di ghiaccio già estratte che grazie alla nuova campagna di scavi iniziata nel maggio 2021 sempre nello stesso sito sul Monte Rosa sotto l’egida del CNR.

Per approfondimenti: Alpine Glacier Reveals Ecosystem Impacts of Europe’s Prosperity and Peril Over the Last Millennium, Geophysical Research Letters (2021).

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