21 Novembre 2024
Il Lidar evidenzia siti nascosti dalla vegetazione

La tecnologia Lidar (laser imaging, detection and ranging) sta rivoluzionando la ricerca archeologica rendendo visibile l'invisibile (Credit: Università del Texas - Austin).

La tecnologia di mappatura a rilevamento laser, il Lidar, rivela quasi 500 nuovi siti Maya nascosti nelle foreste tropicali del Messico meridionale. Hanno fino a 3400 anni.

Non si ferma la spinta rivoluzionaria dovuta all’introduzione del sistema di mappatura geografica tramite laser conosciuta come Lidar, in grado di penetrare in modo innocuo la fitta vegetazione e rivelare i tesori che nasconde: ricercatori di università statunitensi e messicane hanno infatti in questo modo individuato 478 nuovi siti archeologici Maya nel Messico meridionale.

Lo studio si basa sui dati messi a disposizione di tutti dall’Instituto Nacional de Estadística y Geografía (INEGI) del governo messicano e riguarda una superficie pari a 85.000 chilometri quadrati, la più ampia mai analizzata con la tecnologia Lidar (per un paragone: l’Italia meridionale presenta complessivamente una superficie di 79.000 chilometri quadrati).

Strutture enormi in orizzontale ma di fatto invisibili verticalmente

La datazione delle strutture le colloca fra il 1100 e il 400 a.C., assai prima del periodo di massimo splendore della civiltà Maya (chiamato Era Classica, fra il 250 d.C. e il 950 d.C.); si tratta di complessi dalla forma per lo più rettangolare che già denotano una standardizzazione nell’ingegneria edilizia e l’influenza degli Olmechi sulle innovazioni architettoniche dei Maya: tali stilemi avrebbero visto un declino a partire dal 400 a C. ma alcuni elementi sarebbero stati successivamente adottati nelle città Maya, divenendo parte costitutiva della sviluppo della loro civiltà.

Le conoscenze e l’aspetto religioso di tali popoli risultano infatti ben evidenti proprio nel modo in cui manipolavano e adattavano l’ambiente naturale in cui vivevano: “Questi centri culturali mostrano una notevole regolarità in dimensioni e orientamento lungo i punti cardinali e rappresentano una manifestazione sul territorio dei concetti essenziali del calendario e del sistema numerico dei Maya” spiega Timothy Beach, professore presso il dipartimento di Geografia e Ambiente dell’Università del Texas e fra gli autori della ricerca.

Dallo sviluppo dell’agricoltura alle relazioni fra i popoli

Lo studio di questi siti, si pensa si tratti di strutture cerimoniali, potrà aiutare i ricercatori a gettare luce proprio sugli Olmechi, antico popolo mesoamericano in gran parte ancora misterioso, sulla loro abilità di modificare l’ambiente grazie alle tecniche agricole, più in generale i loro rapporti con i Maya e fra le diverse civiltà del Centro America nel complesso.

Molte delle strutture sono ubicate nelle pianure lungo la costa meridionale del Messico, ricche di foreste tropicali: “Lo studio mostra una diffusa, intensiva conversione dei terreni acquitrinosi in ecosistemi adatti all’agricoltura nel corso del Periodo Classico Mesoamericano, a partire da 1500 anni fa”, prosegue Beach.
“L’affiancamento fra i centri abitati e le colture agricole intensive illustra il legame fra le culture della regione con le paludi tropicali e i loro eccellenti servizi ecosistemici“.

Orientamento cosmologico

Le strutture rettangolari sembrano (nei casi in cui lo spazio a disposizione lo permetteva) realizzate in allineamento con il sorgere del Sole in una particolare data; non è certa la ragione di questa scelta, ma potrebbe essere legato al momento in cui il Sole si trova allo zenit nella regione, il 10 maggio: forse idealmente l’inizio della stagione delle piogge e della semina del mais.

“Alcuni gruppi hanno scelto di orientare i propri siti nella direzione in cui il Sole sorge 40, 60, 80 o 100 giorni prima della data del passaggio allo zenit e ciò è significativo poiché i calendari Mesoamericano successivi sono basati sul numero 20” spiega il professor Takeshi Inomata della Scuola di Antropologia dell’Università dell’Arizona, Tucson.

Molte di queste piazze centrali di forma rettangolare, anche in siti già noti, sono dotate di 20 piattaforme, dei tumuli alti non più di novanta centimetri, lungo i margini orientale e occidentale. “Ciò significa che essi rappresentavano le proprie idee cosmologiche attraverso questi spazi cerimoniali. La gente si riuniva in tali aree in accordo con il calendario cerimoniale”.

Lo studio Origins and spread of formal ceremonial complexes in the Olmec and Maya regions revealed by airborne lidar è stato pubblicato su Nature Human Behavior il 25 ottobre 2021.

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