Il cosiddetto Colosso dell’Appennino è una gigantesca scultura di pietra alta circa 14 metri che si trova all’interno dell’affascinante e suggestiva Villa Demidoff, in Toscana. L’opera fu realizzata dallo scultore fiammingo Jean de Boulogne, meglio noto come Giambologna, tra il 1579 e il 1580 e rappresenta uno dei manufatti più spettacolari ed impressionanti del Manierismo.
Descrizione dell’opera
Il Colosso dell’Appennino di Giambologna rappresenta un gigante di pietra con le sembianze di un uomo anziano accovacciato sulla riva di un lago, che viene raffigurato in una posa molto realistica e suggestiva, mentre con la mano sinistra blocca un mostro marino che si affaccia sullo specchio d’acqua.
Il colosso di pietra è raffigurato nudo, con una folta barba e dei lunghi capelli, e fonde il suo corpo con la roccia di un monte e con la natura circostante, popolata dalla vegetazione acquatica. L’opera, costituita da pietra e intonaco, è ricoperta in parte da muschi e licheni che la rendono apparentemente “viva”: il gigante, infatti, sembra quasi uscire direttamente dal laghetto.
La struttura del Colosso dell’Appennino è in muratura e contiene al suo interno delle grotte alle quali è possibile accedere attraverso una scala. Da qui, si giunge ad un vano ricavato nella parte alta del corpo del gigante, illuminato dalla luce solare che entra dalle cavità degli occhi. La luce del sole, inoltre, crea all’esterno degli effetti di chiaroscuro molto sorprendenti, che mettono in evidenza le asperità presenti sul corpo del colosso.
Storia del Colosso e della Villa di Pratolino
Il Colosso dell’Appennino di Giambologna fu realizzato per decorare il parco della Villa Medicea di Pratolino, una località in provincia di Firenze che si trova ai piedi dell’Appennino toscano (da qui il nome che fu conferito all’opera di Giambologna). La grande tenuta fu acquistata da Francesco I de’ Medici nel 1568, il quale decise di farvi edificare una spettacolare villa per rappresentare al massimo la magnificenza del casato, affidando l’incarico a Bernardo Buontalenti.
La Villa di Pratolino costituì il parco-giardino più vasto tra le tenute medicee: il suo palazzo aveva un complesso di giochi artificiali e dei meravigliosi scenari decorati con statue antiche, pietre dure, madreperle e marmi molto pregiati. Il parco era impreziosito da fontane monumentali e da macchine e stravaganze di ogni tipo, ideate dallo stesso Buontalenti, che rispecchiavano il carattere di Francesco I ed i suoi interessi per le stranezze naturali e per le creazioni dal forte impatto scenico.
La Villa Medicea di Pratolino, in seguito alla morte di Francesco I (1587), cadde nell’abbandono per diversi anni. Soltanto sul finire del Seicento, Ferdinando de’ Medici si occupò del restauro della villa e la abbellì con altre opere. Con l’avvento dei Lorena, tuttavia, la tenuta attraversò un altro periodo di abbandono, a causa degli eccessivi costi per la sua manutenzione.
L’edificio fu demolito nel 1822 ed il suo parco (spogliato di gran parte delle statue) fu trasformato in un giardino all’inglese. La tenuta fu in seguito acquistata dalla famiglia di origine russa dei Demidoff, che ristrutturarono l’edificio della paggeria medicea e lo adibirono a nuova villa (oggi denominata Villa Demidoff). Tra quel che resta della Villa di Pratolino, occupa un posto particolare il Colosso dell’Appennino di Giambologna, che oggi costituisce l’esempio più importante degli arredi originali della villa.
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