Ha fatto notizia il ritrovamento lungo il Po, nel cremonese, dei resti di una leonessa vissuta centomila anni or sono (tardo Pleistocene). La straordinarietà della scoperta deriva dall’essere avvenuta in pianura, poiché è solo il secondo caso, dopo uno analogo in Germania; questi felini del passato sono infatti associati ai rilievi montuosi, dove la loro presenza in Italia come nel resto d’Europa era già ampiamente nota.
Non solo dinosauri, dunque, estinti dopo la catastrofe di 66 milioni di anni fa: per trovare in luoghi a noi familiari una fauna inaspettatamente diversa da quella odierna, creature la cui esistenza in sé non desterebbe certo stupore, purché localizzata a ben altre latitudini. Vediamo qualche esempio curioso di mammiferi che nel Pleistocene, pochissimo tempo fa su scala geologica, avremmo potuto trovare in Italia e la cui presenza oggi sarebbe ragione di grande sorpresa.
Elefanti e rinoceronti
I rinoceronti di genere Stephanorhinus, originari della steppa eurasiatica, erano presenti con diverse specie, dallo Stephanorhinus kirchbergensis allo Stephanorhinus hemiotoechus; se i rinoceronti africani odierni paiono mastodontici, immaginiamoci questi colossi alti fino a due metri e lunghi quattro! Entrambi si estinsero nel Tardo Pleistocene, mentre raggiunse quasi l’epoca storica (dovrebbe essere sopravvissuto fino a 10.000 anni fa) il rinoceronte lanoso (Coelodonta antiquitatis), di dimensioni analoghe e di cui si trova testimonianza in alcune pitture rupestri. Il suo parente più stretto è il rinoceronte di Sumatra, purtroppo sull’orlo dell’estinzione.
Alto in media quattro metri, l’elefante dalle zanne dritte (Palaeoloxodon antiquus) era più grande del contemporaneo e più popolare mammut lanoso. Come indica il nome, un tratto caratteristico era rappresentato dalle zanne talmente lunghe da sfiorare il terreno che s’incurvavano solo nella parte terminale. I suoi resti sono stati rinvenuti in Italia (nel giacimento de La Polledrara, appena fuori Roma, è stato recentemente scoperto un esemplare di 300.000 anni fa), Germania, Spagna, Inghilterra ma persino Giappone. L’avanzare dell’era glaciale lo spinse gradualmente verso sud dove si evolse verso forme più contenute quali il Palaeoloxodon falconeri o elefante nano siciliano, alto solo 90 centimetri e imparentato coi moderni elefanti asiatici.
I grandi felini e altre creature delle caverne
Se non stupisce la presenza nelle grotte italiane degli orsi, sia pure di stazza gigantesca rispetto ai discendenti di oggi, altrettanto non potremmo dire della iena delle caverne (Crocuta crocuta spelaea) in cima alla catena alimentare fra il Pleistocene e il Paleolitico e cacciatrice di equini o bisonti, in Sicilia. L’uomo la conobbe e la troviamo immortalata nelle celebri pitture delle Grotte di Lascaux e Chauvet.
Fra i suoi competitori potevamo trovare i grandi felini come il leopardo delle caverne (Panthera pardus spelaea), che non differiva troppo nell’aspetto e nel comportamento dai leopardi attuali, o il leone delle caverne (Panthera leo spelaea) con cui abbiamo aperto questo excursus che era un po’ più grande del leone africano moderno ma più piccolo del suo antenato (Pleistocene inferiore e medio) Panthera leo fossilis, i cui resti risalenti a 700.000 anni fa sono i più antichi d’Europa.
E chiudiamo con l’ippopotamo, che con diverse specie di varia stazza, anche nani, abitò a lungo l’intera Europa, dall’Inghilterra (sì, centomila anni fa sguazzava nelle acque del Tamigi) alle isole del Mediterraneo dove si estinse, in parte probabilmente a causa dei cambiamenti climatici ma anche della presenza dell’uomo, circa 10.000 anni fa.