Nella mitologia norrena si racconta che il dio Odino radunasse i guerrieri uccisi, scelti dalle Valchirie durante le guerre, in una sala chiamata Valhalla. Una credenza che, guarda caso, permise ai vichinghi di mietere molti successi sui campi di battaglia d’Europa.
L’antica letteratura nordica sui vichinghi è piena di famose ultime resistenze, ultime parole audaci, canzoni di morte e di sfida.
Quando gli uomini morivano in battaglia, si credeva che Odino, il dio della guerra vichingo, radunasse i guerrieri uccisi, scelti dalle Valchirie, nel suo palazzo ad Asgard, dimora degli dei della mitologia nordica.
La mitica sala di Odino, chiamata Valhalla, era il paradiso dei guerrieri costruito con aste di lancia e coperto di scudi.
L’atteggiamento dei vichinghi verso la morte, il motivo del loro successo sui campi di battaglia europei
L’atteggiamento glorioso dei vichinghi verso la morte fu la chiave del loro successo sui campi di battaglia d’Europa.
Questa mentalità vichinga “fatalista” era una sorta di culto della morte, un vantaggio psicologico che permetteva loro di combattere senza paura.
Il Valhalla, il paradiso dei guerrieri
Secondo la mitologia vichinga, quando un guerriero cadeva sul campo di battaglia, veniva accolto da una valchiria, una figura femminile soprannaturale.
Le valchirie proteggevano alcuni guerrieri, ma guidavano punte di lancia e frecce nei corpi degli altri.
Nella mente dei vichinghi, le battaglie erano determinate non dall’abilità militare, ma dall’operato di queste fatidiche donne.
Le mitiche valchirie guidavano poi gli eroi uccisi (gli einherjar) dal campo di battaglia alla magnifica sala di Odino.
Costruito con armi e armature, il Valhalla era la terra promesso di ogni guerriero vichingo.
L’Edda Poetica, una raccolta di miti e storie eroiche scritte nell’Islanda del XIII secolo, descrive così il Valhalla:
“Le lance che l’edificio ha per le travi, è coperto di scudi, le cotte di maglie sono sparse sulle panchine.”
Un lupo era appeso sopra la porta occidentale del Valhalla, secondo gli scritti, mentre un’aquila si librava sopra il lupo.
Una scelta non casuale, perché queste due creature erano considerate “animali da battaglia germanici” e il loro aspetto segnalava che “una lotta era imminente”.
Questa lotta imminente era la battaglia cataclismatica del Ragnarok, un evento mitologico che i Vichinghi credevano che si sarebbe verificato un giorno.
Il Ragnarok era come l’Armageddon, la battaglia che segnava la fine del mondo. Durante la medesima gli dei e i loro alleati umani sarebbero marciati per combattere contro i giganti del gelo e del fuoco, i troll e i mostri.
Durante il Ragnarok Odino avrebbe combattuto a fianco dei suoi einherjar, che avrebbero avanzato attraverso le 540 porte del Valhalla.
Ottocento einherjar sarebbero usciti da ciascuna di esse, pronti a difendere Asgard dalle forze invasive del caos.
Odino sapeva che prima o poi il Ragnarok sarebbe accaduto e, difatti, i suoi einherjar si allenavano per l’evento ingaggiando battaglie quotidiane.
Come racconta l’Edda, quelli che rimanevano uccisi in queste battaglie, venivano subito risuscitati.
Per un guerriero vichingo, le battaglie nel Valhalla gli permettevano di continuare la sua carriera terrena nell’aldilà, e a prepararsi al fatidico giorno in cui avrebbe combattuto a fianco del dio della guerra Odino.
Le saghe descrivono il Ragnarok come la morte predefinita degli dei. Per i vichinghi, il destino era immutabile e un aspetto integrante della visione del mondo norrena.
Ragnarok era l’equivalente, per gli dei, del giorno della morte “programmato” che ogni mortale ha.
Se riuscivi ad arrivare al “buon” aldilà morendo in battaglia, o morendo in un giorno particolare, indipendentemente da quello che facevi quel giorno, allora avresti colto ogni buona occasione per combattere.
Eric Ascia Insanguinata e Haakon il Buono
Non a tutti i guerrieri vichinghi veniva concesso l’accesso al mitico Valhalla, ma gli antichi poemi norreni descrivono eroi a cui si credeva fosse stato conferito l’onore.
Eiriksmal, una poesia scritta intorno al 954, onora il sovrano norvegese del X secolo, Eric Ascia Insanguinata.
La poesia descrive l’esistenza bellicosa del re, che assaliva le coste dell’Europa, e la preparazione di Odino per il suo arrivo nell’aldilà.
I versi della poesia recitano:
“Che tipo di sogno è questo, che avevo pensato prima dell’alba di preparare il Valhalla per un esercito ucciso? Ho svegliato gli einherjar, chiedendo loro di alzarsi per spargere le panche e per sciacquare i bicchieri.
Ho chiesto alle valchirie di portare il vino, come se dovesse venire un leader.”
Di Francesca Orelli
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