Il potere della natura nel prevenire l’ADHD
Non ci sono dubbi sul fatto che vivere vicino ad ambienti naturali porti diversi benefici alla salute dell’uomo. Un nuovo studio dell’Università di Aarhus ha ricercato una correlazione tra il disturbo da deficit di attenzione/iperattività (ADHD) nei bambini e la possibilità di crescere nei pressi di spazi verdi.
L’ADHD è tra le diagnosi psichiatriche con maggiore incidenza tra i bambini e può colpire in modi diversi. Soprattutto, non è ancora del tutto chiaro il motivo per cui solo alcuni bambini sviluppino tale disturbo.
Ovviamente, l’ereditarietà genetica gioca un ruolo importante, ma anche i fattori ambientali possono avere un ruolo cruciale. Negli ultimi anni, un elemento di grande interesse per la ricerca è stato proprio il rapporto dei bambini con la natura, visto che diversi studi precedenti avevano già provato l’associazione tra il benessere mentale e lo sviluppo cognitivo dei bambini.
Zone residenziali più o meno verdi
Secondo i ricercatori, la quantità di verde che circonda le case potrebbe quindi essere importante nel rischio di sviluppare l’ADHD, incidendo quindi sulle possibilità che tale diagnosi sussista in bambini ed adolescenti.
L’associazione mostrerebbe come i ragazzi che sono stati esposti a un ambiente meno verde nella loro zona residenziale durante la prima infanzia (quindi circa fino ai 5 anni) incorrano in un rischio maggiore di ricevere una diagnosi di ADHD rispetto a quelli che hanno potuto approfittare di livelli più alti di spazi naturali.
I dettagli dello studio
Lo studio ha utilizzato dati provenienti da oltre 800.000 persone nate dal 1992 e fino al 2007, nonché di informazioni sulle diagnosi cliniche di ADHD dall’età di cinque anni fino al 2016.
Inoltre, i ricercatori hanno utilizzato una misurazione specifica, ovvero quanto fosse verde l’ambiente intorno a una famiglia, attraverso l’indice di vegetazione differenziale normalizzato (NDVI). Questa misurazione colloca l’indirizzo al centro di un’area quadratica con 210 metri su ciascun lato e su questa base calcola quanto è verde l’area circostante.
Prendendo in esame il sesso, l’età, l’anno di nascita, la diagnosi psichiatrica dei genitori, lo stato socio-economico della propria famiglia e quello del vicinato, è stato possibile comprendere come gli spazi naturali possano fungere come fattore protettivo rispetto alla diagnosi di ADHD.
Il messaggio della ricerca
Anche se un singolo studio non può essere considerato esaustivo, e nuovi esperimenti dovranno essere condotti a tal riguardo, i risultati ottenuti dal gruppo di ricerca di Malene Thygesen ed i metodi di ricerca utilizzati hanno permesso di fornire un quadro abbastanza chiaro di questa relazione.
Senza ombra di dubbio, questa ricerca contribuirà a favorire lo sviluppo di metodi preventivi e non farmacologici nella lotta contro l’ADHD, ma soprattutto conferma ancora una volta come la natura, soprattutto da un punto di vista sensoriale, possa essere considerata una delle “medicine” più efficaci che gli esseri umani possano assumere per contrastare l’esistenza in un mondo caotico che può avere effetti nefasti fin dalla nascita.
Fonti:
“The Association between Residential Green Space in Childhood and Development of Attention Deficit Hyperactivity Disorder: A Population-Based Cohort Study” by Malene Thygesen et al. Environmental Health Perspectives
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