Giovanni Fattori nacque a Livorno nel 1825 e, dopo un periodo di studi inconcludente trascorso presso la scuola di Giuseppe Baldini, decise di trasferirsi a Firenze, dove cominciò a frequentare l’Accademia di Belle Arti di Firenze e divenne allievo di Giuseppe Bezzuoli, artista dal grande prestigio professionale dell’epoca. L’artista livornese, tuttavia, non fu uno studente brillante, sia per il suo carattere estremamente vivace e sovversivo sia per il suo totale distacco dalle nozioni della storia dell’arte e dai principi accademici, che riteneva problematici per esprimere appieno la propria sensibilità artistica.
Dei primi lavori del Fattori, soltanto alcuni sono giunti fino ai giorni nostri (per lo più degli schizzi) e, per questo motivo, si presume che il suo vero esordio cominciò attorno ai trent’anni. Nei suoi primi dipinti si distinguono prevalentemente scene storiche del Medioevo e del Rinascimento. Fattori partecipò alle battaglie per l’Unità d’Italia e questa parte della sua vita si rifletté molto nelle sue prime composizioni artistiche: il soggetto militare fu, infatti, uno dei favoriti dall’artista livornese, che diede molta importanza anche al paesaggio circostante. Nelle sue opere vediamo, quindi, i soldati impegnati nelle loro battaglie, ma anche il caratteristico paesaggio agrario della Toscana.
La nascita dei Macchiaioli e le caratteristiche del movimento
A partire dalla seconda metà dell’Ottocento, Giovanni Fattori cominciò a frequentare un gruppo di artisti che si ritrovava abitualmente presso il Caffè Michelangiolo di Firenze e che mostrava una comune insofferenza verso la pittura accademica e la predilezione per i temi storico-celebrativi. Questi giovani artisti proponevano un totale rinnovamento della pittura italiana che, secondo il loro pensiero, doveva avvicinarsi al naturalismo e ad un senso “verista”, andando contro i princìpi ed i concetti propri dell’arte classica.
La caratteristica che contraddistingueva questa nuova concezione della pittura, di cui Giovanni Fattori è considerato uno dei maggiori esponenti, era quella di utilizzare vere e proprie macchie di colore, accostate o sovrapposte fra loro, eliminando completamente la linea ed il punto geometrico, che sono degli elementi che non si trovano nella realtà. Fu così che nacque il movimento artistico dei Macchiaioli (attivo nel periodo che va dal 1855 al 1867), il quale anticipò i caratteri principali dell’Impressionismo: la tecnica pittorica degli artisti che aderirono a questo movimento utilizzava i principi della percezione visiva dell’occhio umano, che riesce a cogliere i contorni degli oggetti per mezzo delle brusche interruzioni di colore.
La pittura di Giovanni Fattori, che aderì a quella che venne definita “teoria della macchia”, era caratterizzata da una totale padronanza del colore grazie alla creazione di giochi di luce ed ombre che modulavano i volumi delle figure. Le opere di Fattori trattano i temi quotidiani della realtà, affrontando anche gli argomenti più dolorosi che riguardano la società, ovvero quelli della sofferenza e della miseria. Oltre ai soggetti militari e ai paesaggi, Fattori ritrasse frequentemente anche le scene di vita quotidiana dei contadini ed il loro faticoso lavoro nei campi assieme agli animali. Una natura, dunque, tutt’altro che idilliaca, ma piena di difficoltà e di ostilità che mostra l’aspetto nudo e crudo della realtà.